Figure, litografia

Periodo: XX

Pittore, architetto, letterato ed illustratore Gabriele Mucchi è uno dei più importanti artisti del Novecento italiano. Dal padre, il pittore, storico d’arte e soprintendente Anton Maria Mucchi, apprese le prime nozioni dell’arte; rientrato dal fronte nel 1918 esordì ufficialmente come pittore nel 1920 a Bologna, dove frequentava la facoltà di Ingegneria e dove per la prima volta sarebbe entrato in contatto con l’ambiente della cultura dissidente, in particolare con Nino Bertocchi, pittore e critico d’arte. Laureatosi in ingegneria civile nel 1924, Mucchi trascorse due anni a Roma, dove poté frequentare circoli antifascisti.

Nel 1927, a Milano, frequentò il gruppo di “Novecento” (Funi, Carrà, Sironi) partecipando alla seconda mostra del movimento, tenutasi nel 1929 alla Permanente. Dopo aver aperto, tra il 1928 e il 1931, uno studio a Berlino, nel 1931 Mucchi si recò a Parigi, dove visse con la scultrice Jenny Wiegmann, sua futura moglie, e poté frequentare il gruppo degli “Italiens des Paris”. A Milano sarebbe rientrato stabilmente nel 1934, aprendo uno studio in cui incontrò giovani artisti e intellettuali avversi al regime fascista. Lasciò il movimento “Novecento” per il gruppo “Corrente” di Guttuso, Sassu, Birolli. Fu tra i creatori del quartiere QT8 a Milano. Nel 1951 si trasferì a Berlino in qualità di maestro dell’Accademia. Nel 2000 realizzò per AEM una serie di disegni che hanno come soggetto l’area dei gasometri alla Bovisa.

La litografia intitolata Figure, da collocare intorno al 1970, ritrae una scena bipartita: in primo piano, un interno costruito con pochi e poveri oggetti – la sedia, il panno gettato su di essa, il lavabo, il letto sfatto – si osserva una donna nuda intenta a lavarsi i capelli. In secondo piano, si pare una vedutamarina, con una barca arenata sulla sinistra e un pescatore, che cammina sorreggendo una vela, si volge di sottecchi ad osservare la donna. Ai tratti veloci che vanno a definire le zone di luce e ombra del primo piano, si contrappone il resto della composizione, costruito con una nitidezza geometrica che sa di giapponismo.