GIULI TRA PISA E LORENZANA

Quando, nel 1861, Domenico Giuli acquistò per cinquantamila lire quello che oggi è Palazzo Blu, aveva in mente un ambizioso piano di restauri. La famiglia Giuli, che veniva dal contado ed era nobile da neanche cinque lustri, era in piena ascesa sociale e aveva bisogno di un’adeguata dimora di città.
Il palazzo fu ingrandito acquistando suolo pubblico e gli immobili accanto, la facciata fu ampliata e resa simmetrica “avendo riguardo all’abbellimento che ne risulterà al Lung’Arno”; a decorare il tutto furono chiamati artisti di cui Domenico si poteva fidare, perché li aveva già visti all’opera nella sua opulenta villa di campagna, a Lorenzana.
Le cose andarono abbastanza per le lunghe da passare di mano. Nel 1884 iniziò a lavorare per il palazzo Nicola Torricini, un giovane pittore di talento che si stava facendo notare in città; fu allo stesso Torricini che, morto il capostipite, il figlio Alberto decise di affidare il progetto più importante: la decorazione della sala da pranzo.
Qui, tra bacili ceramici e tripudi a stucco di fiori e frutta, Nicola rese un tributo alle origini della famiglia. In due larghi riquadri alla base della volta dipinse i possedimenti di campagna: la tanto amata villa di Lorenzana - dove il vecchio Domenico Giuli, ormai senatore, morì - e il poco distante castello merlato di Gello Mattaccino - lo stesso, pare, che è rappresentato sullo stemma di famiglia visibile sulla facciata del Palazzo.
Appena potrete fare una scampagnata, andateli a cercare: sono ben riconoscibili.
Il Castello affascina fin da lontano, una vedetta incastonata tra campi e colline; la Villa, che si staglia scenografica sulla soglia del paese, potrebbe amareggiarvi: un abbandono durato decenni ha compromesso il gioiello che fu.