La mostra, a cura di Giorgio Bacci e promossa da Fondazione Palazzo Blu in collaborazione con la Scuola Normale Superiore, presenta 100 tavole originali di Roberto Innocenti, uno tra i più famosi illustratori al mondo, i cui libri sono stati tradotti in moltissime lingue (inglese, tedesco, francese, giapponese, etc.), intercettando un pubblico vasto e variegato. Pluripremiato, è ad oggi l’unico artista italiano ad avere ricevuto il cosiddetto Nobel degli illustratori, ovvero l’Hans Christian Andersen Award, nel 2008.
Innocenti, dimostrando immediatamente un forte impegno civile che sempre lo accompagnerà, raggiunge il successo internazionale con Rose Blanche, pubblicato in Svizzera nel 1985 e subito insignito del Premio per la Pace Gustav Heinemann e del Das Rote Tuch. Nel libro, che uscirà in Italia solo nel 1990, è narrata per immagini la tragedia della deportazione e della guerra, rivissuta attraverso gli occhi di una bambina che scopre per caso, vicino al suo paese al confine tra Germania e Polonia, l’esistenza di un campo di concentramento. Non è tuttavia l’unica circostanza in cui Innocenti si è occupato di Shoah, affrontata anche nel denso e tristemente spettacolare Erika’s story, in cui viene ripercorsa la storia miracolosa della neonata salvatasi da morte certa solo grazie al gesto estremo dei genitori che la lanciarono fuori dal treno in corsa verso il campo di concentramento, sperando che qualcuno la raccogliesse e salvasse (cosa che poi effettivamente avvenne).
Proprio le illustrazioni di questi due volumi, dedicati al tema della memoria storica, aprono l’esposizione insieme alle immagini tratte dalla Casa del Tempo che, coniugando il motivo della memoria con quello del non-luogo contemporaneo, racconta le vicende di una casa colonica della campagna toscana lungo il Novecento (dal suo primo restauro fino alla trasformazione in villa residenziale).
Il fil rouge del non-luogo accompagna il visitatore anche nella seconda sala, dove sono esposte alcune delle tavole di Cappuccetto Rosso, L’ultima spiaggia e Cenerentola. Nel primo libro sono tratteggiate le avventure di una moderna Cappuccetto rosso alle prese con le insidie della società contemporanea, tra pubblicità accecanti e insegne lampeggianti, memori per certi versi della Pop Art americana. Nel secondo invece il lettore/osservatore si avventura in uno spazio particolare, ovvero la memoria inventiva dell’artista stesso, che incontra in una misteriosa locanda in riva al mare alcuni dei personaggi e degli autori più noti della letteratura, da Cosimo (il protagonista de Il barone rampante) a Jules Maigret, dal Capitano Achab a Don Chisciotte e Sancho Panza. Cenerentola offre infine un’altra rivisitazione della fiaba classica: Innocenti ambienta il racconto nell’Inghilterra degli anni Venti-Trenta, in stile Art Deco, con il principe che cela le fattezze di Edoardo VIII, alludendo evidentemente alla vicenda di Wallis Simpson. Infine, chiudono la mostra nella terza sala Pinocchio e Canto di Natale.
Nel secondo libro è Dickens a essere riletto in quadri che meditano la lezione di un grande pittore come Hogarth, mentre nel primo testo Innocenti, attenendosi allo spirito del capolavoro di Collodi, torna a collocare le avventure del celebre burattino in una meravigliosa campagna toscana ottocentesca.