Il 12 dicembre 1969 lo scoppio di una bomba nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, a Milano, dà il via a una stagione di tensione nel nostro Paese: il sogno e l’ansia di rinnovamento del Sessantotto lasciano spazio a un’angoscia plumbea.
Pisa non sarà colpita direttamente dallo stragismo; tuttavia è avvolta da un’inquietudine che si fa a tratti palpabile e violenta.
Sarà soprattutto la morte del giovane anarchico Franco Serantini a sconvolgere la città: il giovane Franco era arrivato a Pisa dopo una vita travagliata passata tra brefotrofi e case di correzione e qui aveva trovato una sua dimensione.
Il 5 maggio 1972 partecipa a una manifestazione politica che degenera presto in guerriglia: caricato, arrestato e isolato in una cella, senza cure, il giovane verrà trovato morto due giorni dopo. Per la città, e per il Paese, è uno choc. La città partecipa compatta e dolente al corteo funebre di questo ragazzo nato solo, a lungo emarginato, ma cresciuto idealista e generoso. Ancora oggi i luoghi legati alla memoria di Franco Serantini sono curati con fiori, piante, e impegno intellettuale.