Nel 2016 Palazzo Blu ha dedicato una grande mostra a Salvador Dalí, attraverso una selezione di 150 opere ispirate alla tradizione artistica italiana. Il titolo della mostra, Il sogno del Classico, testimonia perfettamente l’inizio di una nuova fase nella poetica di Dalí e la sua missione di salvare la pittura dal vuoto dell’arte moderna: “Inizia a disegnare e a dipingere come gli antichi maestri. Dopo potrai fare quello che vorrai: tutti ti rispetteranno.” Dopo otto anni trascorsi negli Stati Uniti, il ritorno in Spagna, nel luglio del 1948, segna un avvicinamento alla spiritualità. Immerso nel paesaggio ascetico di Portlligat, Dalí ritrova il legame con la religione cattolica e l’arte italiana, amata e studiata durante i suoi viaggi nella penisola insieme alla moglie Gala. Questo nuovo indirizzo, che porterà alla pubblicazione del Manifesto Mistico del 1951, è rappresentato dai dipinti: Paesaggio di Portlligat, L’Angelo di Portlligat e Sant’Elena di Portlligat. Il percorso ci porta a scoprire, successivamente, un Dalí meno noto, che - in un sorta di proiezione autobiografica - si cimenta nell’illustrazione della Divina Commedia di Dante. La sezione prosegue con le illustrazioni della Vita di Benvenuto Cellini, vero e proprio artista eccentrico e totale, che Dalí riconosce come precursore spirituale. La mostra tocca il culmine con una serie di capolavori degli ultimi anni di attività dell’artista, come la malinconica Eco Geologica. Dalla Pietà di Michelangelo. Precursore di un nuovo rinascimento, Dalí ha sempre sottolineato che nel suo nome era già indicato il suo destino: “Come indica il mio nome Salvador, io sono destinato niente meno che a salvare la pittura moderna dall’ignavia e dal caos.”