A partire dal 1908, dopo anni irrequieti e con gli amici di una vita, Kandinsky iniziò a passare le estati a Murnau, un piccolo villaggio ai piedi delle alpi bavaresi dove la seconda moglie Gabriele Münter aveva comprato una casa. In paese la chiamavano “la casa dei russi” e qui Kandinsky si diede a intense attività: decorò i mobili e le pareti, si impratichì nella tecnica locale di pittura su vetro e sopattutto ne approfittò per dipingere e meditare.
I paesaggi accesi dalla luce che invadeva i pendii e le facciate delle case, i toni freddi degli avvallamenti e delle cime in ombra, i contrasti delle vie di montagna si traducono in colori violenti, che svincolano dalla loro funzione descrittiva e sopraffanno le forme.
“Mi sembrava che l’anima dei colori emettesse un richiamo musicale” - diceva Kandinsky: quella risonanza si doveva sentire. In quel giallo così assoluto si trovava tutta l’energia cosmica della Natura, ed era così che l’occasione di un’emozione suscitata da un paesaggio poteva portare all’espressione di una verità interiore.
E’ nel rapporto con i colori e la natura di Murnau che Kandinsky troverà il modo di abbandonare la mimesi per il risalto, di cercare l’interiorità nell’esteriorità.
Sarà qui che, nell’agosto del 1910, concluderà Lo spirituale nell’arte.
© 2012, State Russian Museum, St. Petersburg