“Anni affollati… per fortuna siete già passati”: con queste parole Giorgio Gaber ricorda, in una canzone, gli anni di piombo. Anni inquieti, pieni di sangue; ma anche una grande stagione di conquista dei diritti civili e sociali.
Il decennio si apre con una svolta storica: promossa nelle piazze dai radicali e dal movimento femminista, viene approvata, il 1° dicembre 1970, la legge Baslini-Fortuna, che introduce il divorzio nell’ordinamento giuridico italiano. Subito dopo l’approvazione, una parte del mondo cattolico, guidata dal segretario DC Amintore Fanfani, si mobilita per promuovere il referendum sull’abrogazione.
La campagna assume da subito toni forti. Il 12 e 13 maggio 1974 votano 33 milioni di italiani, Nelle urne, il 59,6% del popolo italiano, con atteggiamento laico e libero, sceglie il No: il divorzio rimane un diritto.
Nel 1975, con la riforma del diritto di famiglia, viene riconosciuta la parità di diritti all’interno nella coppia; nel 1978, con la legge 194, la libertà di scelta nell’aborto. Bisognerà attendere invece il 1981 per eliminare il diritto di onore e il matrimonio riparatore.
Dagli anni Settanta il diritto ad avere diritti è una battaglia sempre aperta.