Piranesi, Escher e gli spazi virtuali della contemporaneità
Nella letteratura critica dedicata a Maurits Cornelis Escher si è voluto affermare, con diversi accenti, una possibile tangenza tra la ricerca di architetture impossibili avviata dal grafico olandese, segnatamente negli ultimi anni della sua attività, e le sedici tavole delle Carceri d’’invenzione pubblicate da Giovanni Battista Piranesi in una prima edizione nel 1749/50 e riprese nel 1760/ 1761 in una seconda versione resa assai più complessa per l’affollamento di strumenti di tortura, di ponti, di scale, di figure di torturatori e di condanati. E’ indubbio che le Carceri piranesiane prefigurano un universo – macchina dove non è più possibile ricomporre alcun ordine: il montaggio degli spazi che si aprono uno dentro l’altro, la violenza esercitata sulle leggi della prospettiva, l’indefinito succedersi delle forme negano ormai qualsiasi armonia e ancora postulano, attraverso la supremazia della comunicazione visiva, l’arbitrarietà dei segni architettonici. Giustamente si è voluto invocare per la tecnica compositiva piranesiana la definizione data dal filosofo francese Michel Foucault di eterotopia. “Le eterotopie inquietano, senz’altro perché minano segretamente il linguaggio, perché vietano di nominare questo e quello, perché spezzano e aggrovigliano i luoghi comuni, perché devastano anzi tempo la «sintassi» e non soltanto quella che costruisce le frasi, ma quella meno manifesta che fa «tenere insieme»…le parole e le cose”. E’ forse possibile tessere un filo rosso tra le fantasie architettoniche di Escher e le oniriche visioni di Piranesi, al di là di possibile suggestioni formali, proprio nella creazione di uno spazio eteropico dove le forma dell’illusione viene a coincidere con qualcosa che ci è offerto nella sua rappresentazione come reale? Nelle strutture spaziali appare evidente la predilezione di Escher per la percezione simultanea di aspetti contrastanti della realtà, ma proprio la combinazione di diversi angoli visuali, la coincidenza di prospettive spaziali dimostrano nelle opere dell’incisore olandese quell’intreccio di architetture e di spazi sospesi tra reale e immaginario.
Biografia
Dario Matteoni, storico dell’arte, dal 2010 al 2015 ha ricoperto la carica di direttore dei Musei Nazionali di Pisa. .
Dal 1992 al 1995 è stato professore a contratto di storia dell’architettura presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.
Ha diretto la collana Polils per la casa editrice Marsilio di Venezia. Tra il 1991 e il 1998 è stato caporedattore della rivista di storia dell’architettura “Rassegna” diretta da Vittorio Gregotti.
Ha collaborato con istituzioni museali italiane ed europee alla preparazione di mostre dedicate a temi dell’arte e dell’architettura moderna e contemporanea; tra queste ricordiamo: L’aventure Le Corbusier, Centre Pompidou, Parigi 1987; Il viaggio in Italia, Triennale di Milano, 1987; L.H.De Koninck architecte des années modernes, Archives d’Architectures Moderne di Bruxelles,1990 Toulouse Lautrec. Luci e ombre di Montmartre, Pisa, Fondazione di Palazzo Blu, 2015. Per la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo Ha curato le mostre: La Belle Epoque. Arte in Italia 1880 1914, Rovigo, Palazzo Roverella, 2008, Déco. Arte in Italia 1919 1939, Rovigo, Palazzo Roverella, 2009, L’Ottocento elegante, Rovigo, Palazzo Roverella, 2011, Il Divisionismo. La Luce del Moderno, Rovigo, Palazzo Roverella, 2012. Nel 2012 ha curato la mostra per la Regione Lombardia la mostra Gio Ponti e il fascino della ceramica; e nel 2015 la Poesia della tavola nel ridotto del Teatro Petruzzellli di Bari. Tra le sue pubblicazioni: La città Mondiale. Andersen, Hébrard, Otlet, Le Corbusier, 1982, il volume monografico dedicato a Livorno nella collana “Le città nella storia d’Italia”1985 edita da Laterza, Pasquale Poccianti e la ‘gran cisterna’ di Livorno, 2001, Livorno, la costruzione di un’immagine. Tradizione e modernità del Novecento, 2003. Ha curato l’edizione critica di Llewelyn Lloyd Tempi Andati, 2006 per l’editore Olskhi. Ha pubblicato il catalogo ragionato dell’opera del pittore futurista Osvaldo Peruzzi per le edizioni di Electa Mondadori (2015).
Dal 1 settembre 2016 ricopre la carica di Direttore dell’Accademia di Belle Arti – Alma Artis Accademy – Pisa.