Giovanissimo inizia da autodidatta a studiare maestri antichi nei musei e nelle chiese toscane. Risalgono al 1909 le prime esposizioni a mostre regionali e la partecipazione alla Biennale di Venezia – presente poi all’edizione successiva, nel 1928, 1930 e 1950 con una sala personale. Si avvicina al gruppo de “La Voce” e all’avanguardia futurista, divenendo amico di Soffici, Prezzolini, Marinetti, Boccioni, ma cruciale per la sua formazione è il viaggio a Parigi nel 1914 insieme ad Aldo Palazzeschi, entrando in contatto con Apollinaire e il gruppo di artisti a lui vicini, quali Matisse, Picasso, Léger, Gris. Dal 1915 sperimenta i primi quadri astratti, partendo da una scomposizione figurativa cubista, già accentuata con sequenze di forme geometriche e aerodinamiche. Durante gli anni Venti sviluppa un ritorno alla figurazione, con una serie di paesaggi, ma tra 1932 e 1934 la serie delle “Pietre”, ispirate dai marmi di Carrara, è un preludio al periodo più propriamente astratto. Dal 1932 vivrà a Parigi, dove le retrospettive del 1947 e 1967 lo confermano tra i protagonisti dell’astrattismo internazionale.
Dagli anni Sessanta si dedica anche alla grafica; nell’esemplare in Collezione ritroviamo le forme curve e line erette studiate nelle sue composizioni, qui colmate non con una stesura compatta di colore, bensì delineate con una insistita ricerca pittorica che esalta la pennellata: “È facile tracciare linee curve o parallele, forme visuali o immaginarie. È difficile marchiarle a fuoco, renderle espressive”, ammonisce Magnelli.