Cresciuto in una delle più povere borgate romane, inizia a disegnare nei giorni difficili della occupazione nazista: la distruzione dei bombardamenti, gli emarginati, la povertà, sono soggetti ricorrenti, come per voler esternare la rabbia di fronte agli orrori della guerra. In quegli anni è in contatto con l’incisore Lino Bianchi Barriviera e guarda a maestri quali Alberto Ziveri e Luigi Bartolini. La prima personale è del 1945 e, pur inquadrato nel panorama della tarda Scuola romana, dimostra da subito la sua atipicità, iniziando il suo impegno in una sorta di diario figurativo che sfocia in un’acuta e critica analisi sociale. Nel 1956 partecipa alla nascita della rivista “Città aperta”, nel 1963 è tra i fondatori del gruppo “Il Pro e il Contro”, dal 1969 si dedica ai suoi grandi cicli: Imbarco per Citera, Album di famiglia, Tra due guerre, Come mosche sul miele, dedicato all’amico Pier Paolo Pasolini, Manhattan Transfer. Stretto è il suo legame con la letteratura, che ha stimolato la notevole attività di illustratore, e anche con cinema e teatro, a cui lo lega l’attività di scenografo.
Esordisce con uno stile pittorico neorealista, con insistenza espresso nel bianco e nero dell’inchiostro disegnato o inciso all’acquaforte, che richiama la Nuova Oggettività tedesca, con tangenze all’espressionismo concitato di artisti quali Dix e Gros. La sua pittura e l’imponente quantità di opere grafiche è condotta con toni cupi o contrasti cromatici, a tratti inorganica e informale, per poi diventare visione oggettiva, di un verismo crudo e visionario. L’incisione in Collezione, datata 1987, propone il suo tipico realismo immaginativo, con la descrittività affidata al gesto e all’accenno di figura che emerge come apparizione nello spazio, evocando quella dimensione urbana indagata dall’artista.