Nato a Castleford, Yorkshire, nel 1898 Herny Moore venne stimolato dal padre, un minatore di origine irlandese allo studio; nonostante un precoce interesse per la scultura, il giovane Moore divenne però un insegnante. Grazie ad una borsa di studio per ex-militari, terminata la guerra, frequentò, come unico studente di scultura, la Leeds School of Art; una seconda borsa di studio, vinta nel 1921, gli permise di partecipare ai corsi di scultura alla Royal Academy of Art di Londra, appassionandosi alla scultura messicana, egizia e africana. Nel 1923 fu a Parigi e a partire dal 1924, per i sette anni successivi, ricoprì l’incarico di docente di scultura alla Royal Academy, che nel 1925 gli avrebbe permesso, grazie ad un’ulteriore borsa di studio, di visitare l’Italia.
Negli anni ’20 la sua attività si svolse a Londra: partecipò ad alcune collettive (St. George’s Gallery, 1926; Beaux-Arts Gallery,1927), tenne la prima personale nel 1928 alla Warren Gallery e ricevette le prime commissioni. Verso la metà degli anni Trenta le sue forme divennero più fluide e Moore trovò ispirazione negli elementi naturali. Espose alla mostra sull’arte astratta e cubista al Moma di New York e nel 1938 alla mostra internazionale dell’Arte astratta allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 1939, a causa della guerra, Henry Moore torna a Londra e l’anno seguente ricevette l’incarico di eseguire disegni raffiguranti scene di vita nei rifugi antiaerei; inaspettatamente saranno proprio questi disegni a rendere famoso il loro autore. Sarà tale il consenso del pubblico che, per far fronte alle numerose commissioni, Moore cominciò a servirsi di assistenti, alcuni dei quali, come Anthony Caro e PhilliP King, diventeranno artisti affermati. Gli anni successivi furono caratterizzati da numerosi riconoscimenti, premi e grandi mostre tra cui il primo premio per la Scultura alla Biennale di Venezia.
Nei primi mesi del 1972 lo studio di Moore era nel caos più completo perché in maggio si sarebbe tenuta una grande retrospettiva a Firenze, quindi gran parte delle opere giacevano impacchettate in attesa di essere spedite. Non potendo lavorare in quelle condizioni, Moore elesse provvisoriamente a studio una stanza della sua casa che si affacciava sulla campagna, dalla quale poteva osservare delle pecore al pascolo che subito attrassero la sua attenzione, tanto che iniziò a ritrarle. Nacque così uno dei suoi taccuini di disegni più famoso; nell’ampio percorso artistico di Moore i disegni di animali, siano essi pecore, uccelli rapaci, elefanti, antilopi o questo Bisonte sono qualcosa di piuttosto insolito. Si data quindi a questo decennio un peculiare interesse dell’artista per il mondo faunistico, ritratto con la lenticolare curiosità dell’osservatore attento. Nel rappresentare il Bisonte, datato 1979, Moore usa brevi tratti veloci che seguono l’andamento dei peli del manto dell’animale, dando alla figura il senso del volume e riducendo al minimo la contestualizzazione spaziale, pressoché inesistente, se non per l’ombra a terra intorno agli zoccoli, che dà l’idea del suolo.