Compì gli studi all’Accademia di Venezia, sotto la guida di Ettore Tito e Howard Leight; nel 1922 conobbe Tommaso Marinetti, entrando in contatto con la corrente futurista e alcuni suoi significativi rappresentanti come Balla, Prampolini, Depero, Bragaglia. Nel 1926 partecipa alla mostra autonoma del gruppo futurista di Venezia; dagli anni Trenta inizia la serie delle sue partecipazioni alle Biennali di Venezia ed alle Quadriennali di Roma. Al 1933-34 risalgono le sue prime sculture futuriste; in seguito creò originali mobili sculture e intervenne nella progettazione di arredamenti in edifici italiani. La sua adesione al Movimento Futurista, inquadrata nel periodo del Secondo Futurismo, risulterà tuttavia atipica, soprattutto per gli sviluppi della sua arte dalla metà degli anni quaranta in poi, considerando la tendenza verso una pittura sempre più astratta.
Se nelle sue prime opere ricorrono tematiche futuriste interpretate secondo la tipica scomposizione dinamica delle figure, Korompay abbandona accenti volumetrici e chiaroscurali alla ricerca di un linearismo più marcato con forme sempre più astratte e schematiche. Questo percorso di depurazione formale approda a sintesi geometrizzanti, scandite da partiture cromatiche, con esiti vicini al Bauhaus e agli astrattisti italiani. Le acqueforti in Collezione, datate 1962, sono un esempio del suo astrattismo geometrico, qui accostato ad accenni pittorici: la trama compositiva è costruita con la fitta trama lineare, la cui densità accenna passaggi tonali, mentre la partitura geometrica è congiunta a campiture frastagliate e descrittive.