Primo Conti nasce a Firenze nel 1900 e a soli quattordici anni allestisce una mostra di sculture di Boccioni. A completare la sua formazione influisce lo studio di Cézanne e l’orientamento cubista.
Un insieme di linee, ora curve ora rette, creano zone in cui si distende il colore, ora steso a veloci tratti paralleli ora ad ampie pennellate, creando un ritmo vorticoso e mosso. A differenza di molte opere coeve, pittoriche come anche grafiche, in cui lo spazio diventa il luogo della scansione geometrica, dominato da colori pieni che mirano a restituire un’immagine archetipica, qui il ritmo si fa più sintetico, indirizzato a trasmettere una sensazione di instabilità attraverso la veloce intersezione delle linee. Ritmi avvolgenti si colloca a culmine di una meditazione sul ritmo e sul movimento delle linee studiate e riproposte soprattutto col mezzo grafico, cui Conti dedicò particolare attenzione dell’artista nei suoi ultimi venti anni di vita, in una carriera che ha comunque visto il disegno e la meditazione sulle tecniche grafiche, spesso incessantemente esperite, un elemento centrale.
In linea col resto della produzione di questa fase estrema dell’artista, anche in Ritmi avvolgenti il linguaggio artistico, svincolato da ogni legame con la realtà fenomenica, da ogni debito nei confronti della tradizione, si fa puro tramite per comunicare uno stato emotivo, in un recupero dichiarato, ma altrimenti meditato della stagione futurista: “La sua pittura si è finalmente alleggerita di tutto il patrimonio di obblighi tradizionali per trasformarsi in una pura coincidenza tra la condizione interna e il fenomeno, mostrandosi infine nella veste che sempre aveva sognato di darle: la poesia”.