Le due incisioni furono eseguite per il Viaggio pittorico della Toscana, nota opera del colto abate Francesco Fontani, bibliotecario della Biblioteca Riccardiana e accademico della Crusca e dei Georgofili, pubblicata in tre volumi tra il 1801 e il 1803 dallo stampatore fiorentino Giuseppe Tofani. Intento dell’opera, con le parole del Fontani, è di “raccogliere insieme tutto quel che più nobilita e rende superiore in pregio e in bellezza la deliziosa Toscana”, con ben duecentoventi tavole a illustrarne il testo. Impegnato in queste illustrazioni, troviamo Antonio Terreni che fornì i disegni, poi incisi da Giuseppe Pera.
Nel testo a margine della veduta dedicata al Lungarno, che inquadra le arcate del Ponte di mezzo con una prospettiva ribassata all’altezza degli antichi scali sul fiume evidenziando il rapporto che l’Arno aveva con la città, il Fontani ricorda come “questa interessante parte di Pisa offre all’occhio dell’attento osservatore un colpo di vista Teatrale che lo sorprende”, non mancando di elegiare quei cittadini che “da qualche anno si son dati la lodevol premura di concorrere all’abbellimento di questo luogo”.
In un periodo in cui imperavano canoni estetici neoclassici, l’inserimento della medievale Chiesa della Spina fa premettere al Fontani che “chi ama di osservar solo la perfezione nei prodotti dell’Arti, non approverà gran fatto la nostra determinazione in proporre all’esame questo curioso tempietto”, ma richiamando l’autorità di Alessandro Da Morrona, cita le sue parole di elogio per il lavoro, “leggiero, immenso, difficultoso, e capace di sorprendere, e anche di dilettare nel suo genere”, esibito dalla questa Chiesa.