In seno all’estesa opera incisoria di Giuseppe Viviani il gruppo delle cinque xilografie possedute dalla Fondazione meritano un discorso a parte in ragione della loro collocazione cronologica: si tratta di esemplari prodotti dal maestro pisano negli anni 1925-26, un’esperienza ristretta dunque ad uno spazio temporale assai breve ed, oltretutto, collocabile agli inizi della carriera del nostro, che aveva esordito solo nel 1922 con la sua prima esposizione a Marina di Pisa. L’editore livornese Belforte ricevette in dono dallo stesso artista, poco prima della sua scomparsa nel 1965, una serie di fogli con cinque diverse xilografie.
Ancora ben percepibile è nelle xilografie la ricerca di Viviani verso una propria maniera espressiva, verso una propria poetica: e chi e riferimenti alle esperienze più diverse – dall’espressionismo tedesco nell’Autoritratto, al Prampolini nell’Arsaio – in cui la mano dell’artista produce un segno duro e penetrante, fortemente “incisivo”, alle suggestioni delle stampe giapponesi ravvisabili nei Renaioli pisani alle movenze del liberty simbolista alla Moreau negli Orfanelli.