Marc Chagall, lamone trova Dafni, da Dafni e Cloe (serie di litografie, 1957-60, Musée départemental Matisse, Le Cateau-Cambrésis).
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Dafni e Cloe, litografie, 1957-60, Musée départemental Matisse, Le Cateau-Cambrésis

All’inizio degli anni ’50 l’editore Tériade coinvolge Marc Chagall nell’ambizioso lavoro di illustrazione del primo romanzo pastorale: Dafni e Cloe scritto nel III secolo d. C. da Longo Sofista.

L’artista russo si avvicina ad un ambito, quello della mitologia greca, per lui insolito, e con entusiasmo va alla ricerca dell’ispirazione che alimenterà la sua immaginazione sui luoghi stessi del romanzo. Infatti, nel 1952, e poi nel 1954, viaggia verso la Grecia con l’obiettivo di avvicinarsi a questo mondo per lui distante.
Ne rimarrà fatalmente affascinato. “Non ho mai sentito niente di simile a quello che ho provato in questo paese, dove ogni monumento, ogni rovina trasporta indietro di tremila anni l’immaginazione dello spettatore.” I colori, il paesaggio, la storia millenaria che respira nelle isole che visita lo sorprendono.
Chagall ne riporterà indietro ricordi indelebili che trasporrà immediatamente in gouache, base per le litografie eseguite tra il 1957 e 1960.
Le tavole sono un’esplosione di colori saturi e sgargianti, come dimostra il frontespizio, dove i due protagonisti sono rappresentati da due cromie ben distinte, il rosa per Cloe ed il blu per Dafni. Chagall alterna toni caldi e freddi: nella bucolica ‘Lamone trova Dafni’, le rotondità collinari del paesaggio greco sono vitalizzate da un verde brillante, mentre ‘A mezzogiorno, l’estate’ è infuocata dal rosso, ‘Primavera nel prato’ è, invece, un inno al rosa e alle sue morbide sfumature.
Marc Chagall non poteva che essere sensibile a questo racconto millenario che celebra la storia di due giovani innamorati, lui cantore del più importante motore dell’esistenza: l’amore.


La caduta dell’angelo, disegni preparatori, 1934, collezioni private

Sono anni di profondi sconvolgimenti politici e sociali quelli che Marc Chagall vive a Parigi agli albori dello scoppio della Seconda guerra mondiale.

Nel 1934 esegue alcuni disegni preparatori attraverso cui medita su un tema dalla lunga gestazione, ‘La caduta dell’angelo’.
Chagall, il pittore poeta, oscura la sua tavolozza con tinte cupe e composizioni caotiche per esprimere il viscerale senso di smarrimento per quello che vede accadere attorno a lui.
Infuocando un cielo apocalittico con il rosso di un angelo che sta cadendo, l’angelo maledetto, Chagall ci introduce in una realtà paurosa. Qui, gli emblemi della sua memoria e della sua identità russo ebraica prendono forma per esprimere la sua angoscia: l’ebreo errante che fugge proteggendo la Torah, la mucca che urla impaurita. Compaiono poi un pendolo che precipita come stanno precipitando gli eventi, la Madonna e il Bambino ed il Cristo in croce, simbolo inesorabile di un’umanità avvicinata da un unico tragico destino. Non ci sono speranze, un violino fluttua nell’oscurità, abbandonato dal suo suonatore, non è più il tempo dei ricordi. Marc Chagall partecipa a quegli anni terribili con una delle più intense allegorie in cui la sua iconografia concorre a rimarcare un mondo che si sta sgretolando. Altri artisti si uniranno lui nel racconto di questi anni tragici, come non pensare a Pablo Picasso e alla sua Guernica.

Marc Chagall, La caduta dell’angelo, 1923-33-47, olio su tela, 148x166cm, Basilea, Kunstmuseum
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