Domenica in musica: e le stelle stanno a guardare

Il Lied romantico
Marco Grondona · introduce
Leonardo De Lisi · tenore
Vito Maggiolino · pianoforte


Franz Schubert Schäfers Klagelied1 (1814, Goethe) An den Mond (1815, Hölty) Die Forelle (1817, Schubart) Irrlicht (da Winterreise, 1827, Müller) Der stürmische Morgen (da Winterreise, 1827, Müller) Der Wanderer an den Mond (1826, Seidl) Der Doppelgänger (da Schwanengesang, 1828, Heine)
Robert Schumann Widmung (da Myrthen, 1840, Rückert) Mein Herz ist schwer (da Myrthen, 1840, Byron) Du bist wie eine Blume (da Myrthen, 1840, Heine) Mondnacht (da Liederkreis, 1840, Eichendorff) Frühlingsnacht (da Liederkreis, 1840, Eichendorff)
Johannes Brahms Junge Lieder I (1873/74, Schumann) Der Tod das ist die kühle Nacht (1884, Heine) Von ewiger Liebe (1864, Wenzig)


E LE STELLE STANNO A GUARDARE

I Lieder d’un compositore possono avere il valore artistico che pretendono, forse anche più d’una canzone popolare, ma non ne posseggono la natura; non hanno vissuto in mezzo al popolo e non gli sono mai appartenuti. Solo in questo caso, se il Lied ha smesso d’essere l’opera di un individuo per farsi voce, parola organica, proprietà del popolo, allora abbiamo davanti un vero Volkslied. Allora diviene vivente espressione d’un popolo, voce impagabile e profondamente radicata d’un sentimento comune a tutti o a tutti noto o prevedibile.
A. B. MARX, Die Lehre von der musikalischen Komposition, 1841.


Uno dei principali difetti dei nostri Lieder consiste nel fatto che, senza l’accompagnamento strumentale, risultano vuoti, incomprensibili e grigi, per quanto possano essere ben fatti da un punto di vista scolastico. Devono invece valere da soli, senza accompagnamento alcuno, fare a meno d’alcuna armonia concorrente e non lasciarle spazio. Per l’artista sincero che voglia cominciare a punire gli errori della sua arte i Lieder popolari sono davvero quello che è per il marinaio la stella polare.
J. F. REICHARDT, An junge Künstler, 1782.


Un Lied è l’assieme d’una poesia di carattere lirico e della musica che l’accompagna, in cui la parola cantata si sostituisce a quella semplicemente pronunziata; in tal modo gli elementi musicali del ritmo e dell’accento, che appartengono naturalmente alla lingua, vengono esaltati in una musica vera e propria ed una melodia ritmicamente ordinata. Caratteristica del Lied è una facile disposizione melodica. Si distingue in Lied strofico e durchkomponiert. Da una parte nei casi in cui il poeta conserva da capo a fondo una precisa forma di strofa, il compositore può seguirne le orme e scrivere una musica che ad ogni strofa si ripete. Dalla parte opposta sta il Lied “composto”: segue il senso della poesia in maniera assai più particolare di quanto il Lied strofico non faccia, senza limitarsi a renderne l’indole generale, preferisce scendere nel dettaglio, caratterizzare il testo, dipingerlo.
H. RIEMANN, Musik-Lexikon, 1900.


Ehlers, l’attore, esibiva una dote tutta particolare quando praticava quel tipo d’intrattenimento sociale che consisteva nell’eseguire in maniera incomparabile, applicando al testo la massima precisione ed accompagnandosi con la chitarra, certe ballate ed altri Lieder di questo genere. Era instancabile nel cercare l’espressione più adatta, che consiste sostanzialmente nel tirar fuori da una melodia costante il significato, talora assai diverso, delle singole strofe riuscendo in tal modo a realizzare il compito del lirico e quello dell’epico. La sua semplice prassi esecutiva dimostrava quanto sia inutile e dannoso scegliere per i Lieder la tecnica del durchkomponieren che rinunzia al carattere lirico generale del testo e pretende e provoca una falsa condivisione dei suoi singoli dettagli.
W. GOETHE, Annali, 1801.


Passare da un sentimento all’altro conferendo ad ogni parola il suo vero significato senza sciupare la vita organica della melodia, è uno dei compiti più difficili della musica. E chi mette in dubbio che Schubert fosse capace d’una scrittura puramente melodica rimproverandolo di sostenere troppo spesso i suoi Lieder con un accompagnamento troppo sostanzioso raggiungendo l’effetto con l’armonia e un’espressione caratteristica, vada a sentire la Rosellina e altri Lieder di questo tipo.
F. von HENTL, Blick auf Schubert’s Lieder, 1822.


Leonardo De Lisi è uno dei più importanti interpreti italiani del repertorio liederistico. Vanta una carriera internazionale ormai trentennale. Ha studiato sotto la guida di G.Souzay, D. Baldwin, I. Cotrubas, E. Ameling e I. Gage ed ha vinto concorsi prestigiosi quali Hugo Wolf (Stoccarda 1987), Grand Prix Ravel (Saint-Jean-de-Luz 1987), Walter Gruner (Londra 1989). Tra i suoi numerosi cd, l’integrale di Respighi (Channel Classics) e Bajazet di Gasparini (Glossa) nel ruolo protagonista. Il suo repertorio include i protagonisti delle tre opere monteverdiane, numerose opere di Handel, Vivaldi e Mozart; nel repertorio moderno ha cantato nel The Rake’s Progress di Stravinsky, il Satyricon di Maderna, Die Teufel von Loudun di Penderecki, The Rape of Lucretia e Peter Grimes di Britten. La EMI ha inserito una sua aria dal Giustino di Vivaldi nel cofanetto 100 Best Tenor Voices. Ha cantato sotto la direzione di maestri come Gavazzeni, Prêtre, Maag, Plasson, Luisi, Bartoletti, Rattle, Christie, Curtis. Attualmente insegna Musica Vocale da Camera al conservatorio «Cherubini» di Firenze.


Vito Maggiolino si diploma in pianoforte al conservatorio «G. Verdi» di Torino e studia composizione con D. Bertotto. Giovanissimo, inizia a dedicarsi alla difficile arte del pianista accompagnatore. Frequenta il corso «Il Lied Tedesco» diretto da Elio Battaglia ad Acquasparta, diventando dal 1984 docente collaboratore principale presso lo stesso corso, e presso il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Ha seguito corsi di perfezionamento con D. Baldwin e G. Souzay presso il conservatorio di Ginevra. Ha registrato per i maggiori enti radiotelevisivi, tra cui la RAI. Ha tenuto concerti presso la Società del Quartetto di Milano e per Settembre Musica a Torino e con il tenore Leonardo De Lisi in altre importanti stagioni in Italia ed all’estero: Centro Busoni (Empoli), Merkin Hall (New York), Freunde des Liedes (Zurigo), Lingotto (Torino), Accademia Chigiana (Siena). Maestro collaboratore alla Scala di Milano ha partecipato alle produzioni di opere di Mozart dirette da Riccardo Muti. Insegna al Conservatorio «G. Verdi» di Torino di cui è stato direttore nel triennio 2012-2015.

Marco Grondona, allievo di Antonio La Penna alla Scuola Normale, ha coltivato accanto agli studi di filologia quelli musicali, impiegando per l’illustrazione analitica del «testo» musicale i criteri del vecchio mestiere: ad un primo volume sulle forme del Rossini serio è seguito un commento ad Otello, ed un saggio sull’apprendistato di Wagner alla luce d’un Gluck «rifatto». La vocazione specialistica al commento ha prodotto i suoi lavori attorno a Madama Butterfly di Puccini (in particolare la versione originale «in un atto» e un prologo), Suor Angelica (con speciale attenzione alle tracce di Wagner nell’atto unico del 1919) e Tosca (di cui ha esaminato tutte le annotazioni e gli abbozzi della cosiddetta Copia di Lucca restituendone ove possibile la lezione autentica). Ha da poco terminato un commento alla Medium di Giancarlo Menotti. Sono suoi, nel recente Stile tardo in musica pubblicato dalla fondazione AREA, due ampi saggi sui capolavori ultimi di Beethoven e Richard Strauss.