La Dirindina

Compagnia FuoriOpera
presenta

La Dirindina

PERSONAGGI E INTERPRETI

Don Carissimo, Giorgio Valerio
Dirindina, Giovanna Aquilino
Liscione, Luciano Grassi

pianoforte Carlo Pernigotti

direzione musicale, Andrea Gottfried
allestimento, Fabio Midolo

Sinossi
Don Carissimo sta impartendo una lezione di canto all’allieva Dirindina, giovane e graziosa, ma musicalmente poco dotata; il maestro palesa la sua gelosia per il castrato Liscione, cui la ragazza dedica un’attenzione equivoca. Proprio in quel momento giunge quest’ultimo, avvisando Dirindina che la richiedono da Milano, per sostenere in teatro una parte impegnativa e molto ben retribuita. Don Carissimo vorrebbe accompagnare la ragazza, ma ne riceve un secco rifiuto; tenta anche di proseguire la lezione, ma poiché Dirindina e Liscione persistono nell’ignorarlo, minaccia di riferire tutto alla madre della ragazza, Dirindona.
Liscione consiglia l’amica su come comportarsi a Milano, al fine di compensare con la bellezza e alcuni espedienti la scarsa professionalità. Dopo essersi messi d’accordo sul da farsi, Dirindina viene convinta a provare una scena tragica, la parte di Didone in un’invettiva contro Enea. Sopraggiunge intanto Don Carissimo: non si accorge che si tratta di una recita ma prende invece sul serio i riferimenti al «macchiato letto» e ai «nodi maritali». Già turbato per l’improbabile unione tra Dirindina e il castrato, quando viene nominato anche il frutto di questo rapporto, Don Carissimo esce allo scoperto, suggerendo a Dirindina dapprima di eliminare il bambino e quindi di sposare Liscione.

Messa in Spazio
Tutta l’azione si svolge in salotto settecentesco durante una lezione di canto in cui si mettono in scena i costumi teatrali dell’epoca, unico esempio di opera comica del compositore, ebbe infatti problemi con la censura del tempo temendo che la vicenda potesse urtare la suscettibilità di personaggi in vista. Gli ingredienti della farsa ci sono tutti, personaggi astuti che si prendono gioco di personaggi “bacchettoni” e lieto fine tra gag e fraintendimenti tanto cari al teatro leggero e comico di primo Settecento, il tutto magistralmente scritto e composto da due giganti dell’epoca il drammaturgo toscano Girolamo Gigli e il napoletano, ma siciliano d’origine e figlio d’arte Domenico Scarlatti.

 

La Dirindina