La persistenza di un riferimento: la Chiesa durante la guerra

domenica 24 novembre 2024, ore 11.00
Auditorium Palazzo Blu

La Chiesa cerca di evitare l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, ma una volta che Mussolini ha deciso di scendere in campo, l’atteggiamento si fa più articolato. Il papato richiama i contendenti al negoziato, invita a pregare per la pace e svolge funzioni umanitarie e assistenziali, mentre la Chiesa italiana, al pari di ogni Chiesa nazionale, legittima sul piano religioso l’impegno bellico del regime. L’andamento della guerra rende tuttavia questo sostegno sempre meno convinto. Al momento del disfacimento del Regno d’Italia l’autorità ecclesiastica resta l’unico punto di riferimento per l’organizzazione della vita civile. In virtù del prestigio così acquisito il papato prospetta allora le condizioni del consenso alla democrazia, ma senza un reale ripensamento della lunga alleanza con il fascismo.


Daniele Menozzi (Reggio Emilia, 1947) è professore emerito alla Scuola Normale Superiore di Pisa, socio dell’Accademia dei Lincei e membro della direzione della «Rivista di storia del cristianesimo» e di «Modernism. Annual Journal of the History of Contemporary Religious Reformism». Tra le sue pubblicazioni Chiesa, guerra e pace nel Novecento. Verso una delegittimazione religiosa dei conflitti, Bologna, Il Mulino, 2008; “Crociata”. Storia di un’ideologia, Roma, Carocci, 2020; Il potere delle devozioni. Pietà popolare e uso politico dei culti in età contemporanea, Roma, Carocci 2022.