L’Elisir d’Amore

La Compagnia FuoriOpera presenta
L’Elisir d’Amore
melodramma giocoso
parole di Felice Romani
musica di Gaetano Donizetti
Prima esecuzione: 12 maggio 1832

personaggi e interpreti

Adina: Valentina Di Blasio
Nemorino: Flavio D’Ambra
Belcore: Giorgio Valerio
Giannetto: Serena Pulpito
Dulcamara: Fabio Midolo

pianoforte: Celeste Sartori
Direzione musicale: Andrea Gottfried
Regia e allestimento: Massimo Marani
Costumi: Sartoria Teatrale Bianchi Milano

SINOSSI:
Nemorino, povero operaio di fabbrica, è innamorato della ricca e colta Adina, figlia del suo datore di lavoro. Una sera, mentre fa zapping in televisione, un’esplosiva televendita lo folgora, convincendolo di aver trovato la soluzione a tutti i suoi problemi: l’appariscente Dulcamara e la figlia Giannetta presentano prodotti mirabolanti, in grado di donare bellezza, salute, ricchezza e persino imbrigliare i sentimenti.
Sarà solo attraverso varie peripezie (e una buona dose di fortuna) che lo stolto Nemorino riuscirà a coronare il suo sogno d’amore, conquistando ubriaco la bella Adina, corteggiata a sua volta dal Maresciallo Belcore. L’Elisir, ovviamente, non è che una truffa: solo uno straordinario lieto fine salva il nostro eroe dallo scorno di un’orribile beffa.

LO SPETTACOLO:
Il personaggio di Dulcamara, centrale come non mai in questo adattamento di Elisir, appare spesso mal inquadrato nell’immaginario collettivo degli spettatori. Per lo più rappresentato come un simpatico e geniale imbonitore, che diverte con idee brillanti mentre gabba il prossimo per raggranellare qualche soldo, Dulcamara è in realtà uno spregevole truffatore, che s’approfitta dell’ignoranza e della disperazione altrui per arricchirsi, spogliando i suoi ignari clienti di tutti i loro averi. Il dramma angosciante del piano della realtà viene mascherato dalla giocosità della commedia, restituendo un’immagine edulcorata e piaciona dell’ignobile criminale che ruba, minaccia e froda proprio coloro che sono i più deboli della storia (e, di fatto, dell’intera società).

Questa filosofia di vita, riassumibile con la becera massima “I coglioni vanno inculati”, riporta alla mente un altro, noto personaggio, tutto italiano, e le sue glorificate (ma disgustose) imprese televisive: tra la guerra al lardo e un’offerta dell’ultimo minuto, saprà certo restituire il grottesco alla vicenda, unendo la comicità del melodramma e la brutalità della vita – e mettendo tutti, ma proprio tutti, d’accordo!