Lingua italiana e fascismo

Le politiche linguistiche del regime fascista hanno avuto un impatto notevole sulla lingua italiana degli anni Venti-Quaranta e hanno lasciato tracce nella lingua del dopoguerra. Il regime condizionò anzitutto la lingua dei mezzi di comunicazione di massa: sotto il fascismo si formò l’idea di una pronuncia radiofonica ufficiale (basata sul Prontuario di pronunzia e di ortografia di Giulio Bertoni e Francesco A. Ugolini); nel cinema, si costituì un linguaggio specifico per il doppiaggio (il doppiaggese, come a volte si chiama). Sono poi note le battaglie del regime (e sarà interessante discuterne gli esiti) contro i forestierismi, contro i dialetti e contro le minoranze linguistiche. Infine, i giornali si adattarono al discorso politico fascista, contribuendo a diffonderne il lessico, gli slogan, le strutture grammaticali e l’intera strumentazione retorica. La relazione toccherà tutti questi aspetti, cercando di mostrare come, e con quali conseguenze, il regime fascista sia intervenuto su molte questioni riguardanti la lingua italiana.


Gianluca Lauta insegna Storia della lingua italiana nell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Ha pubblicato, tra gli altri, saggi su Alberto Moravia, Elio Vittorini, Claudio Magris, Camilla Cederna e sulle letterature giovanili del XX secolo (La scrittura di Moravia, Milano, 2005; Il primo Garofano rosso di Elio Vittorini, Firenze 2005; Claudio Magris. Ritratto linguistico, “Nuovi Argomenti” 2017). Recentemente, Il discorso digitale, in Storia dell’italiano scritto, VI, a cura di G. Antonelli, M. Motolese, L. Tomasin, Roma, Carocci, 2021, pp. 153-173; La lingua poetica di Grazia Deledda, in “Sento tutta la modernità della vita”. Attualità di Grazia Deledda a 150 anni dalla nascita, vol. II, a cura di Dino Manca, ISRE Edizioni, Nuoro-Cagliari, 2022. È in uscita: Gergalismi, in Le parole dell’italiano, vol. II, Le parole e la società, a cura di G. Antonelli, Bologna, il Mulino, 2023.