La Compagnia FuoriOpera
presenta
Nabucco
Musiche di Giuseppe Verdi
Libretto di Temistocle Solera
Prima esecuzione: 9 marzo 1842
personaggi e interpreti
Abigaille, Serena Pulpito
Fenena, Juliya Samsonova
Nabucodonosor: Giorgio Valerio
Ismaele, Danilo Formaggia
Zaccaria, Ernesto Morillo
Sacerdote, Fabio Midolo
pianoforte, Svetlana Huseynova
Direzione musicale: Andrea Gottfried
Regia e allestimento: Fabio Midolo e Massimo Marani
Costumi: Sartoria Teatrale Bianchi Milano
Nabucco – sinossi
Nabucco, re di Babilonia, assedia Gerusalemme. Il popolo degli Ebrei è nello sconforto e prega, credendo di essere vittima della punizione divina.
Zaccaria, il sommo sacerdote degli Ebrei, ha rapito Fenena, figlia di Nabucco e la usa come ostaggio. Quando Nabucco arriva furibondo, Zaccaria minaccia di uccidere Fenena, ma Ismaele, figlio del Re di Israele, innamorato segretamente di Fenena la salva e la restituisce al padre Nabucco tradendo così il suo popolo; per questo viene maledetto dai suoi e soprattutto da Abigaille, che ama a sua volta Ismaele senza essere corrisposta.
Abigaille scopre da uno scritto di essere una schiava e quindi figlia adottiva di Nabucco. A questo punto vuole diventare regina e riscattarsi strappando la corona al padre.
Intanto Zaccaria celebra la conversione di Fenena alla religione ebraica. Ismaele viene maledetto come traditore dal suo popolo perché ha salvato Fenena e permesso alla furia di Nabucco di scatenarsi. Zaccaria chiede il perdono di Ismaele perché è grazie al suo amore per Fenena che ella stessa si è convertita.
Abdallo annuncia la morte di Nabucco, ma in realtà la notizia è falsa. Abigaille approfitta per impossessarsi della corona ma arriva a fermarla Nabucco che non è morto. Nabucco ha un delirio di onnipotenza e si proclama non più Re, ma Dio. Dio si adira e gli lancia contro un fulmine che lo fa impazzire. Abigaille può coronare il sogno di diventare Regina.
Abigaille è regina e strappa il consenso di Nabucco per mandare a morte gli Ebrei, ma Nabucco si ricorda della figlia e si rende conto di aver fatto un errore. Abigaille gli dice che se anche Fenena dovesse morire lei resterebbe al suo fianco quale unica figlia. Nabucco le rivela la verità (che lei già sa), che è una schiava. Nabucco è disperato. Diventa padre dolente e mostra la sua umanità. Chiede la salvezza di Fenena, ma Abigaille non cede. Vuole la propria vendetta.
Gli Ebrei che piangono la patria perduta. Zaccaria li rimprovera per la rassegnazione.
Nabucco si sveglia dal sonno immaginando di guidare eserciti… vede la figlia Fenena incatenata che viene condotta a morte. Disperato implora perdono al Dio degli Ebrei e giura di ricostruire il tempio di Gerusalemme.
Vuole uscire, ma ormai tutti lo credono pazzo, è meglio che non affronti la folla. Una marcia funebre annuncia l’arrivo di Fenena e degli Ebrei deportati. Nabucco irrompe con la spada, ordina ad Abdallo di liberare Fenena e tutti gli Ebrei, il falso Dio cade infranto e tutti si inginocchiano davanti a Nabucco di nuovo re.
Abigaille si pente e si avvelena chiedendo che Fenena e Ismaele si uniscano.
Lo spettacolo
Nabucco è un dramma del giovane Verdi che impasta ragioni di Stato a ragioni strettamente sentimentali legate soprattutto all’amore filiale.
Nabucco seppur opera eponima è immerso in una coralità di personaggi di pari spessore che non lo rendono monolitico come altri ruoli-titolo del maestro, basti pensare a Traviata o Rigoletto. In quest’opera appare tutta la freschezza e la potenza del genio verdiano intrisa di quella teatralità con cui disegna le linee vocali che diventano i tratti distintivi di ogni carattere.
È infatti nella contrapposizione che si snoda la presentazione dell’opera.
Da un lato la dicotomia tra ragion di Stato in cui spesso l’uomo si eleva al pari di dio, come un idolo e la protezione paterna in cui ci si scopre, per amore, in tutta la debolezza umana, come un idolo infranto.
Dall’altro lato il disegno melodico, a volte impervio, aspro e spigoloso di Abigaille, a tratti morbido, sinuoso e rotondo di Fenena, disegno che si fa linea e forma, pronto a raccontare le vicende di un popolo che ancora una volta è chiamato a rappresentare simbolicamente, per elezione, l’intera umanità.