Opera a Palazzo. Medea, Luigi Cherubini

Compagnia FuoriOpera
presenta

MEDEA

libretto di François-Benoît Hoffmann
versione ritmica italiana di Carlo Zangarini
musica di Luigi Cherubini

PERSONAGGI E INTERPRETI

Creonte, Ernesto Morillo
Giasone, Maurizio Di Virgilio
Medea, Serena Pulpito
Neris, Mirea Mollica Marchetti
Servo, Fabio Midolo
Pedagogo, Diego Paul Gualtieri

pianoforte e direzione musicale, Andrea Gottfried
allestimento, Fabio Midolo

Sinossi
A Corinto la figlia di Creonte, sovrano della città, sta terminando i preparativi per il suo matrimonio con Giasone. Questi ha ripudiato Medea, potente maga e sua vecchia consorte. Lei a suo tempo l’aiutò nell’impresa di rubare il Vello d’oro, tradendo così la sua stessa famiglia e dalla loro unione nacquero due figli. Medea riesce ad entrare nel palazzo di Creonte e lì incontra Giasone, al quale chiede il ritorno in seno alla famiglia. Visto però il suo rifiuto lei lo maledice e giura vendetta. Medea vuole vendicarsi, dunque, nonostante la sua ancella Neris cerchi di convincerla a lasciare Corinto. Anche Creonte ordina a Medea di abbandonare immediatamente la città ma lei implorando ottiene ancora un giorno da passare con i suoi figli. Incontra ancora Giasone e insieme rievocano i felici momenti del loro amore. Infine Medea ordina all’ancella di recare in dono alla futura sposa il manto e il diadema che ella ebbe da Apollo. Neris accompagna i due figli al cospetto della loro madre Medea. Dal tempio giungono voci e lamenti: Creonte e sua figlia sono morti perché i doni di Medea erano avvelenati. Il popolo è furente e Medea insieme a Neris e i due figli, si rifugia nella casa. Giasone accorre per arrestarla, ma Neris esce sconvolta dicendo che Medea ha assassinato i loro figli. Infine appare Medea, con ancora in mano il pugnale insanguinato e dice a Giasone di aver compiuto la sua giusta vendetta. Sconvolto dal dolore egli muore sopraffatto dal dolore e Medea si allontana con l’aiuto del carro inviatole da Apollo.

Messa in Spazio
In questo allestimento in cui il mito resta intatto grazie alla scelta di rappresentare la vicenda nelle unità aristoteliche di tempo luogo e spazio, si vuole mettere in luce il personaggio che ricalca le orme del mito, grazie anche alle precise incursioni del testo di Euripide. Il personaggio più celebre e controverso di tutta la mitologia greca è messo in luce in chiave prettamente tragica e dunque catartica. Medea in greco significa “astuzie, scaltrezze”, infatti la tradizione la descrive come una maga dotata di poteri addirittura divini. Poteri che in realtà sono la rappresentazione di ethoi che mai dovrebbero incarnarsi: rabbia e vendetta, perché così facendo andrebbero contro a quel senso della misura a cui l’uomo antico aspira per essere καλὸς καὶ ἀγαθός kalòs kai agathòs.