Ciclo Warning
Mercoledì 2 febbraio ore 15:30
Michela Milano e Egidio Falotico
Auditorium di Palazzo Blu
Evento in presenza e in diretta streaming
Già negli anni ’40 del Novecento venivano studiati e sperimentati processi di automazione e di elaborazione dell’informazione. Le capacità delle macchine calcolatrici e dell’automazione possono aiutare l’uomo a realizzare obiettivi che fino ad oggi gli sono preclusi: dalla gestione dell’ambiente e delle risorse energetiche all’aumento della produzione e della qualità di beni e servizi con conseguente rafforzamento della coesione sociale
Tuttavia un uso sbagliato di queste tecnologie potrebbe arrivare ad indebolire l’autonomia dell’essere umano, rendendolo dipendente e subordinato ad esse. E’ indispensabile che l’uso di questi nuovi strumenti non sostituisca ma, al contrario, esalti le capacità umane, pena l’erosione dell’autodeterminazione dell’uomo.
Negli anni ’40 del Novecento esistevano diversi ambiti in cui i processi di automazione e di elaborazione dell’informazione venivano studiati:
la cibernetica di Norbert Wiener, la teoria matematica delle comunicazioni di Claude Shannon, o la teoria degli automi cellulari di John Von Neumann. Nel 1955 John McCarthy coniò il termine Intelligenza Artificiale.
Fu Alan Turing, padre nobile della disciplina, a suggerire come verificare quanto una macchina fosse intelligente proponendo un test che prendeva spunto dal “gioco dell’imitazione”: un uomo e una macchina sono separati da un terzo partecipante che pone domande ai primi due da dietro una parete; se il terzo partecipante non è in grado di distinguere chi sia l’uomo e chi la macchina, si potrà dire che quest’ultima avrà superato il test.