Siamo alle ultime settimane di tempo per visitare la mostra Futurismo a Palazzo Blu
L’esposizione, a cura di Ada Masoero, che raccoglie oltre cento opere dei grandi maestri futuristi, sarà visitabile fino a domenica 9 febbraio. Con una sorpresa di questi ultimi giorni : l’esposizione gratuita di un’opera inedita di Giacomo Balla dedicata ad Antonio Pacinotti e di recente riscoperta, di proprietà dell’Università di Pisa. L’opera, esposta nell’atrio di Palazzo Blu, introduce idealmente alla rassegna Futurismo che propone dipinti museali e da collezioni private, disegni, progetti e oggetti d’arte a partire dai ‘padri fondatori’ del movimento : Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla, Gino Severini. Il percorso è aperto dagli esordi divisionisti comuni ai cinque “futuri futuristi” per poi procedere per tappe successive.
Scandita in sezioni intitolate ognuna a un manifesto teorico – a partire da il Manifesto di fondazione del futurismo, stilato da F.T Marinetti, poeta, letterato e geniale comunicatore e pubblicato il 20 febbraio 1909 con un clamore internazionale su “Le Figaro”, a Parigi – la mostra attraversa poi trent’anni di arte futurista, muovendo dal 1910, quando uscirono i due manifesti pittorici firmati dai giovani “padri fondatori”. Di Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla, Gino Severini sono esposti numerosi capolavori ispirati con evidenza a quei due testi. Immediatamente dopo, si esplorano le emozionanti trascrizioni visuali del Manifesto della scultura futurista, 1912, steso dal solo Boccioni dopo il viaggio a Parigi di quell’anno.
Entrano poi in gioco le “parole in libertà”, i cui principi furono formulati da F.T. Marinetti nel 1912, nel Manifesto tecnico della letteratura futurista, e i nuovi modelli architettonici, dettati nel 1914 da Antonio Sant’Elia nel testo L’architettura futurista, illustrato da sue opere magnifiche (e “profetiche”), seguite dalle opere “belliche” a sostegno dell’interventismo futurista nella Grande guerra (manifesto Sintesi futurista della guerra, 1914).
Con Ricostruzione futurista dell’universo, 1915, di Giacomo Balla e Fortunato Depero, si assiste alla nuova volontà dei due artisti di diffondere i modelli formali del futurismo sull’intera esperienza umana, in una spinta d’innovazione ignota alle altre avanguardie europee. A illustrarla, sono dipinti, sculture, oggetti, bozzetti, giocattoli realizzati dai due autori.
Entra poi in scena L’arte meccanica, 1922, documento firmato da Enrico Prampolini, Vinicio Paladini, Ivo Pannaggi, che connotò con i suoi modelli geometrici e “industriali” l’arte visiva dell’intero decennio, mentre il congedo è affidato al Manifesto dell’Aeropittura, 1931, firmato da Marinetti con Balla, Benedetta (Cappa Marinetti), Depero, Dottori, Fillia, Prampolini, Somenzi, Tato, che per tutti gli anni ’30 ispirò opere suggestive e spettacolari, qui esposte al piano superiore.