Cecco di Pietro dimostra di essere uno degli artisti maggiormente rappresentativi della scuola pisana, realizzando intorno alla metà degli anni settanta del Trecento questo stupefacente polittico. Colpiscono la raffinatezza delle punzonature, la scelta cromatica e l’attenzione per i dettagli (basti osservare la veste di Santa Margherita). Tutto ciò è spiegabile con il prestigio della committenza: l’abbazia olivetana di San Girolamo ad Agnano, che nel Medioevo era una delle più importanti e fiorenti. Oggi il polittico si presenta privato della sua predella e dei pilastrini laterali. Al centro della composizione svetta la Madonna con Bambino assisa su un trono. Il Bambino è completamente assorto dal cardellino a cui sta offrendo una bacca, prefigurando la sorte che lo attenderà da adulto. Questo piccolo volatile, infatti, è simbolo della Passione di Cristo: il nome latino carduelis, legato alla sua abitudine di cibarsi di semi di cardo, suscita l’immagine delle spine e delle gocce di sangue che scenderanno dalla fronte del morente. Sulla destra Cecco di Pietro dipinge San Benedetto, con la candida veste degli olivetani, e Santa Margherita che schiaccia sotto di sé un drago, simbolo del demonio. Sulla sinistra dipinge San Gerolamo, qui rappresentato tramite l’iconografia del cappello cardinalizio, che lo identifica come studioso e traduttore della Bibbia, e San Nicola, con la veste liturgica minuziosamente decorata. Una curiosa vicenda arricchisce la storia di questo polittico: agli inizi del 900 venne commissionata dai proprietari una copia dell’opera ad un famoso falsario e copista senese che in soli due mesi la approntò. Ancora oggi le ragioni effettive di tale gesto sono sconosciute. Ma la copia è invece ben visibile, essendo esposta nella medesima sala del polittico trecentesco.