Warhol. Il Mito diventa icona Marilyn Monroe. Ep. 02


Il Mito diventa Icona
Marilyn Monroe
portfolio di 10 serigrafie su carta, 1967 92 x 92 cm

Alle 4.25 di mattina del 5 agosto 1962, il corpo di Marilyn Monroe, la diva per eccellenza, viene rinvenuto privo di vita nel letto del suo appartamento: nudo, il viso sepolto nel cuscino, le spalle scoperte, la mano sulla cornetta del telefono, come in un ultimo – probabile – sussurro di aiuto. Qualche settimana dopo, per commemorarne la morte, Warhol innalza l'immagine di Marilyn a quintessenza della propria poetica e di un nuovo processo di produzione, che diventerà la firma più riconoscibile dell'artista: “Nell'agosto del 1962 cominciai a fare serigrafie. Era tutto molto semplice, veloce e casuale. Ero entusiasta. Quando quel mese morì Marilyn Monroe mi venne l'dea di fare delle serigrafie del suo bel viso: furono le prime Marilyn”. Come fonte per la serie su Marilyn, Warhol sceglie l'immagine più nota dell'attrice ventisettenne, la foto per la pubblicità di Niagara, film che nel 1953 l'ha lanciata nell'Olimpo delle star di Hollywood. Ritagliata dalla foto la parte corrispondente al viso, con il sorriso fisso e stereotipato, la trasferisce su un telaio serigrafico e la stampa, nel corso degli anni, in diverse versioni (su tela e carta) e variazioni cromatiche, intense e abbaglianti, che trasformano il volto di Marilyn - sullo sfondo piatto - in una maschera ieratica. La visione frontale si presenta come la maschera ufficiale della diva, che per Warhol è la vera essenza, la sola verità che ci è dato conoscere di Marilyn, e che coincide unicamente con la superficie cosmetica della sua apparenza, indelebile e immutabile marchio di qualità depositato nella cultura di massa americana. Come delle Campbell's, Coca Cola o Brillo Box lo è unicamente il nome della confezione, la marca. Tra i molti altri artisti, scrittori e voyeur che hanno rovistato negli angoli più nascosti della vita privata di Marilyn, Warhol non ha mai ceduto al pentimento di indagare il lato umano nascosto dietro la maschera. Eppure alla lunga, oggi, appare il più sincero nell'aver reso l'unico atto di pietas possibile: ripeterla, ossessivamente, sempre identica.