“La mia camera è un vascello fantastico, ove posso fare viaggi avventurosi, degni di un esploratore testardo”: Giorgio de Chirico ha ottant’anni quando dipinge "Ritorno di Ulisse" (1968), e l’incessante energia che lo ha contraddistinto nella sua ricerca artistica non è venuta meno.
Siamo nel periodo della Neometafisica, in cui il Maestro si dedica alla ripresa di temi presenti nella sua produzione giovanile reinterpretando tematiche a lui care in un continuo gioco con il passato, esemplificativo della sua convinzione della circolarità del tempo.
Ulisse, l’alter-ego di Giorgio de Chirico, è qui ai remi di una barca in una mare domestico, all’interno di una stanza-palcoscenico la cui porta è socchiusa: è pronto a ripartire.
Partire di nuovo, perché? Per raggiungere finalmente le risposte a un'esistenza sempre irrequieta. Alla fine questo luogo non è che una stanza mentale, attraverso la quale l’artista ci invita ad entrare dentro la sua arte e dentro la sua memoria per viaggiare, insieme a lui, al di là del tempo e dello spazio.