Galee pisane, olio su tela

Periodo: XX

Durante l’adolescenza Spartaco Carlini frequentò la Scuola Tecnica Industriale, dove, sotto gli insegnamenti di Nicola Torricini, riuscì presto a far emergere le sue doti di disegnatore che gli valsero il soprannome di “Giottino”. Nel 1895 conobbe il pittore Guglielmo Amedeo Lori, il quale contribuì alla sua maturazione, prima della frequentazione dell’Istituto d’Arte di Lucca. Qui ebbe modo di incontrare Moses Levy e Lorenzo Viani con cui intrecciò un forte rapporto di amicizia che gli consentì di essere avviato nel fertile ambiente di Torre del Lago. Agli inizi del nuovo secolo nacquero le prime opere, soprattutto disegni, e non tardarono ad arrivare i primi riconoscimenti ufficiali. Gli anni successivi Carlini si dedicò quasi esclusivamente alla scultura, in cui raggiunse livelli elevatissimi. L’esperienza, vissuta in prima persona al fronte, della Prima Guerra Mondiale lo segnò profondamente, spingendolo a chiudersi ancor di più nel suo mondo di solitudine e povertà, pur continuando a dar vita a grandi creazioni. Al 1929 si data il viaggio in Sardegna che fu fonte di nuove ispirazioni, dai paesaggi agli episodi del folclore locale.

Le Galee pisane va collocato nel periodo successivo al soggiorno sardo, quando Carlini si dedicò quasi prevalentemente alla sua Pisa, in una visione che alternava malinconiche rappresentazioni di stampo quasi metafisico a gioiose e vivide descrizioni delle feste popolari. Il dipinto mostra l’Arno in primo piano, popolato dalle galee, con la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno sullo sfondo. La sensazione che l’opera comunica è quella di silenzio e staticità, cui contribuisce l’uso di pochi toni, perlopiù scuri, con tocchi di rosso acceso e di bianco che fanno da controcanto.

 

Spartaco Carlini (Pisa 1884 - 1949)



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