L’autore di questo dipinto, probabilmente di ambito fiorentino, ha concentrato la sua attenzione sulla figura di Giuditta, rappresentandola però da tergo, visuale non scontata. Questo gli ha permesso di mettere in evidenza il solido impianto plastico della figura, sottotlineato dalla definizione del panneggio del manto.
La resa espressiva del volto della fantesca, fortemente connotato rispetto a quello algido di Giuditta, sembra essere stata influenzata dagli studi fisionomici leonardeschi. I violenti cangiatismi coloristici e l’accostamento di tinte dissonanti inducono a pensare ad una datazione approssimativa non oltre la metà del settimo decennio del secolo.