Virgilio Giuidi si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1911, sotto la guida di Giulio Aristide Sartorio. Partecipò alla III Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione romana del 1915, ma negli anni successivi, anche se prese parte a numerosi eventi espositivi pubblici spesso accanto agli artisti di “Valori Plastici”, continuò il suo percorso artistico rimanendo abbastanza distaccato dalle avanguardie. Nel 1927 ottenne la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, città che gli ispirò una produzione artistica molto ampia; tuttavia, Venezia rimase sempre ostile al pittore, al punto da costringerlo a trasferirsi a Bologna otto anni dopo. A partire dal 1946, oltre che alla pittura, iniziò ad avvicinarsi anche alle opere grafiche. Negli anni Cinquanta si accostò sempre più al Movimento Spazialista, figurando anche tra i firmatari del IV Manifesto dell’Arte Spaziale.
La Marina di San Giorgio, eseguita nel 1945, risale al secondo soggiorno veneziano di Guidi. Nell’opera, che raffigura la chiesa col suo svettante campanile, la luce è la vera protagonista, fondendo il cielo e il mare e definendo gli spazi. L’isola veneziana diviene un mero dato naturale a cui applicare la nuova concezione di “spazialità luminosa” su cui stava lavorando l’artista.