Carlo Hollesch si trasferì a Venezia nel 1943 a causa degli eventi bellici. Nella città lagunare frequentò la Facoltà di Farmacia, ma anche corsi di Storia dell’arte; iniziò a dipingere da giovane, avvicinandosi all’ambiente artistico veneziano, e conobbe Virgilio Guidi e Filippo de Pisis, che seguì a dipingere en plein air. Entrò nel Circolo dell’Arco, dove già nel 1947 tenne la sua prima personale. Partecipò alla Biennale di Venezia del 1950 in cui venne premiato per l’opera del giovane più interessante; nonostante questo, la critica locale gli dimostrò notevole ostilità. Continuò la sua attività espositiva nel resto d’Italia e verso la fine degli anni Cinquanta si impose all’attenzione della critica grazie alla sua eccentrica ed incessante ricerca pittorica.
Nell’opera di Hollesch sono frequenti le vedute, spesso sconfinanti in visioni oniriche, che interpretano monumenti: è questo il caso di Angolo di tempio greco, realizzato nel 1970 e forse ispirato dal viaggio in Grecia e Turchia. Fin dall’inizio della sua attività pittorica, Hollesch mostra uno stile fantasioso e colori accesi e nelle sue tele mette in scena un universo favolistico ricco di richiami simbolici che si ispira, per esempio, a temi letterari o a tradizioni popolari, o al mondo esoterico.