Carlo Hollesch si trasferì a Venezia nel 1943 a causa degli eventi bellici. Nella città lagunare frequentò la Facoltà di Farmacia, ma anche corsi di Storia dell’arte; iniziò a dipingere da giovane, avvicinandosi all’ambiente artistico veneziano, e conobbe Virgilio Guidi e Filippo de Pisis, che seguì a dipingere en plein air. Entrò nel Circolo dell’Arco, dove già nel 1947 tenne la sua prima personale. Partecipò alla Biennale di Venezia del 1950 in cui venne premiato per l’opera del giovane più interessante; nonostante questo, la critica locale gli dimostrò notevole ostilità. Continuò la sua attività espositiva nel resto d’Italia e verso la fine degli anni Cinquanta si impose all’attenzione della critica grazie alla sua eccentrica ed incessante ricerca pittorica.
Hollesch ritorna più volte sul tema delle nature morte, espresso in Fichi e ciliegie del 1969 in termini essenziali, nei cilindretti colorati incostrati sulla superficie pittorica. A partire dagli anni Sessanta, l’artista accentuò le sue ricerche, sperimentando diverse tecniche artistiche ed esasperando il decorativismo seguendo un personale gusto per l’horror vacui.