Per Federigo Severini, rinomatissimo ingegnere attivo a Pisa e lungo la fascia costiera della Toscana a partire dagli anni Venti del Novecento, l’attività pittorica costituì una sorta di respiro creativo dalle cure professionali, che svolse tuttavia con assidua e pertinente serietà. Formatosi probabilmente come pittore presso Giulio Luperini, Severini intraprese assai precocemente l’esercizio pittorico. Si impegnò nella ricerca di un naturalismo sapido e colto, ricco d’inflessioni post-macchiaiole in senso lato, e che bene esibì in numerose partecipazioni a mostre personali e collettive. Partecipò con assidua costanza ai principali eventi artistici della Pisa protonovecentesca, non mancando di segnare con la sua costante presenza le Sindacali locali, dove si distinse per serie di quadri dai positivi riscontri critici.
Come ingegnere, sono da segnalare numerose ville ed edifici pubblici a Viareggio, Carrara e soprattutto a Pisa (il palazzo delle Poste, la facoltà d’Ingegneria, l’Arena del Littorio, il piano regolatore di Tirrenia).
Il soggetto delle montagne sopra Carrara fu suggerito a Severini da uno dei suoi soggiorni nella città, dove tra l’altro nel 1921-22 edificò la villa Biggi. Lo scenario delle Apuane venne affrontato diverse volte dall’artista, indizio di uno scrutinio paesaggistico che di certo lo affascinò per l’evidenza del bianco del marmo, che consentiva di variare in modo assai efficace i timbri cromatici riducendoli a contrasti forti ed espressivi. L’opera è stata esposta nella retrospettiva del pittore in palazzo Lanfranchi a Pisa nel 1988, dove venne datata 1959 e col titolo qui accettato, al posto di altri più vaghi e fuorvianti, per quanto sia possibile circoscriverne ulteriormente il soggetto alle cave di Colonnata.