In linea con tutta la produzione dell’ultima fase della pittura di Volpi, anche questo Alberello presenta quelle figure lunghe e stilizzate, denominate da Gatto “Pispole”. Ancora un soggetto tratto dalla quotidianità e dal vivere comune, in cui il dato saliente è dato dalla estrema stilizzazione, sia della figura umana che dell’ambientazione spaziale. Un’immanente tensione verso l’astrazione, geometricamente appiombata, incrocia quella vena al racconto e all’attenzione per il quotidiano, unendo le due maggiori vene creative del Volpi. Il risultato, come in questo Alberello, documenta una ricerca senza posa, sempre originale e sempre rinnovatasi, con accenti di malinconica tristezza assai evidenti, in cui la figura umana appare come estraniata, immobile e come impotente. Caratteristica che si accentua con altri soggetti resi attraverso la medesima stilizzazione delle figure (La sposa di campagna; La bancarella; La modista 1972-73), vera cifra di un pittore che “partecipa agli eventi della vita, dà un giudizio sintetico e penetrante della realtà che lo circonda”.
Periodo: XX