Nato a Volterra da padre esiliato, Giovan Battista fece ritorno a Pisa nel 1736. Grazie a un finanziamento della Pia Casa della Misericordia, andò a Roma a perfezionarsi presso l’Accademia di San Luca dove raccolse prestigiosi riconoscimenti. Tornato a Pisa nel 1760, fino alla sua morte Tempesti divenne l’artista più importante della città, come ampiamente attestato dalla qualità e importanza delle commissioni ricevute.
Il disegno, come dichiara la scritta sottostante, costituisce il bozzetto preparatorio raffigurante il Glorioso transito di San Ranieri per l’affresco di omonimo soggetto realizzato nel 1789 da Giovan Battista Tempesti nella chiesa dei Santi Vito e Ranieri, dove nel 1161 secondo la tradizione era morto San Ranieri. Il bozzetto costituisce l’unica testimonianza iconografica del dipinto tempestino, giacché l’affresco, insieme al resto della chiesa, è andato distrutto nel corso dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. La commissione era stata affidata al pittore pisano direttamente dal comune, che il 9 agosto 1788 aveva incaricato Tempesti, all’apice del suo successo, di affrescare l’altare maggiore con il Transito di San Ranieri, “in quella proporzionata grandezza che sarà creduto espediente dal celebre sig. GiovanniTempesti”. L’avvicinarsi dell’autunno, tuttavia, sconsigliò Tempesti ad iniziare i lavori, rimandati all’anno successivo. Nel gennaio 1789, infatti, il pittore pisano non solo non aveva messo mano all’affresco, ma non aveva ancora presentato il bozzetto preparatorio.
La scena, articolata in senso orizzontale a guisa di bassorilievo, denuncia la matrice romana dell’invenzione, che isola in primo piano il corpo disteso del santo, che circondato dai religiosi riceve gli ultimi sacramenti. Evitato ogni atteggiamento convulso e ogni divagazione esornativa, Tempesti adotta una soluzione narrativa chiara ed efficace che si basa su una rigida articolazione prospettica, accentuata nella traduzione a stampa affidata ad Antonio Poggioli.