Umberto Vittorini, nato a Barga da padre pisano, si stabilì giovanissimo a Pisa, dove fino al 1907 studiò Arte Decorativa presso l’Istituto Tecnico Industriale e poi nella Scuola d’Arte di Lucca. Allievo di Edoardo Gordigiani, si orientò su corde neocezanniane, forse anche in virtù di un probabile soggiorno a Parigi. Nel 1930 Vittorini ottenne la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove stette fino agli anni della pensione pur mantenendo continui contatti con Pisa, siglati da un carnet di quadri di soggetto pisano praticamente senza significative cesure temporali. Vittorini partecipò inoltre a numerosissime esposizioni nazionali e internazionali.
Tra i luoghi pisani meno battuti dai turisti, il Fosso dei Navicelli fu nel primo Novecento uno di quelli sicuramente più frequentati dai pittori locali, forse a rivendicarne una misura meno commerciale e dunque più intima e in qualche modo più autentica. In un fatidico 1931 il Sostegno venne infatti pubblicamente presentato in una serie assai gremita di dipinti, come se per ragioni che ci sfuggono ci fosse stata una gara o almeno un confronto tra artisti diversi. Alla II Mostra Sindacale della provincia di Pisa il tema fu svolto da Spartaco Carlini e da Guido Cerri, Alfredo Conti, Federigo Severini. Appena l’anno successivo toccò invece a Gino Bonfanti, a Salvatore Pizzarello e a Bruno Santochi, mentre nel 1935 all’emergente Alessandro Volpi. Ma già nel 1925 Nello Gentilini ne aveva lasciato una testimonianza di un certo rilievo.
La presente tela è opera dove si esprime un vivo sentimento per i valori strutturali del colore, non ancora disgregato in quelle forme espressionistiche che saranno la sua cifra in anni posteriori. Qui Vittorini sembra infatti misurarsi con il sodalizio dei suoi amici pisani dell’epoca, con un occhio per niente divagante ai pittori fiorentini: Rosai tra tutti, penso. Il dipinto è stato esposto nell’antologica del pittore tenutasi a Barga nel 1988.