Ernesto Treccani si unì, giovanissimo, ai gruppi di avanguardia artistica esprimendo un forte impegno sociale e una dichiarata attività politica antifascista, che lo portò a fondare nel 1938 la rivista «Corrente». Intorno a quella data iniziò anche la sua carriera artistica con l’esposizione di alcuni suoi lavori già nel 1941; le opere di questa prima fase denunciano una riflessione sui modi e il linguaggio di Van Gogh, Cézanne e Picasso e un’attenzione particolare per le ricerche di Morlotti e Cassinari. Terminata la guerra e la Resistenza, cui prese parte attiva, fondò una nuova rivista, «Il ’45», oltre che il gruppo “Pittura”. Già nel 1948 la sua attenzione si era rivolta verso tematiche urbane che denunciavano l’annichilimento prodotto dalla realtà industriale. Lo stesso anno, in occasione della dura repressione che si scatenò nel Mezzogiorno in seguito all’occupazione dei latifondi incolti da parte dei braccianti, Treccani partì per la Calabria.
Il soggiorno nel meridione d’Italia diede vita ad una serie di opere in cui il protagonista indiscusso è l’uomo: attorno alla sua figura ruota l’esigenza di denuncia e al tempo stesso convive in lui la speranza di un rinnovamento sociale. In questi stessi anni si collocano una serie di soggiorni a Parigi che da questo momento divenne uno dei punti di riferimento per la sua pittura. La crisi ideologica che coinvolse Treccani, in seguito all’invasione dell’Ungheria nel 1956, lo portò ad abbandonare il realismo per un tipo di pittura più incline all’espressionismo e all’informale. Gli anni ‘70 lo videro attivo a dipingere in diverse parti d’Italia, dall’Emilia al meridione, e d’Europa, sviluppando la sua ricerca lungo linee differenti.
Questa serie di volti presente in Collezione, eseguita con tecniche diverse sui materiali più disparati, presenta elementi comuni e ripetuti in cui è possibile riconoscere aspetti peculiari della concezione artistica di Treccani. Tali lavori possono essere datati tra gli anni ’60 e ’70, in quella fase in cui la pittura di Treccani rimedita sulle esperienze espressioniste. Compaiono tratti abbreviati, sottili filigrane che descrivono sinteticamente le forme degli occhi, del naso, delle labbra, inseriti nell’ovale del viso tracciato velocemente. I volti di Treccani si discostano volontariamente dal tradizionale concetto di ‘ritratto’ per abbracciare una concezione più ampia che dalla raffigurazione del singolo passa a un’idea più totalizzante, tendente all’universale. Se è vero quindi che ogni figura si distingue dalle altre per precise connotazioni, è vero anche che la percezione che si ha osservando la serie di volti è quella del singolo che si rispecchia nella collettività. L’uomo, infatti, ritrova la sua ragion d’essere nel confronto con gli altri; ed è soltanto nello scambio con altri individui che il singolo si afferma, diventando gruppo. Il volto umano, nella concezione artistica di Treccani, assume definizioni sempre più generalizzate per sfociare quasi nell’astrazione. Una concezione che viene esasperata quando, come in Figure, un unico modello si moltiplica, sdoppiandosi in tanti sé e indicando in questa maniera il legame più intimo tra gli esseri umani.