La litografia qui presentata è inedita: risalente con ogni probabilità alla metà o ai tardi anni ’70, potrebbe essere stata stampata da Cantini a Populonia, oppure a Reggello da “Il Bisonte”. Rappresenta, su fondo neutro, una figura femminile vista dalla vita in su, con la testa inquadrata di profilo e il busto di tre quarti, le braccia che si intuiscono raccolte o incrociate sul petto. La resa della silhouette è supremamente sintetica, senza concessioni descrittive, imperniata sulla dominante monocromatica blu notte screziata dalla fasciatura che a mo’ di mummia avvolge la figura – frutto di un utilizzo di garze nella preparazione della matrice.
La conformazione del capo, la fronte ampia, il taglio degli occhi, delle labbra, del naso, pertengono ad una tipologia negroide o ‘primitiva’ corrispondente a quella prediletta dall’artista, in special modo a partire dall’ottavo decennio del secolo. In questa fase infatti Farulli abbandona la realtà fino ad allora privilegiata dell’uomo storico contemporaneo, dell’operaio come attore sociale per eccellenza della modernità – una realtà sentita come tragica, ingiusta, alienata – per abbracciare la suggestione del mito, l’evasione onirico-visionaria verso un’umanità primigenia, pura e incontaminata, sia pur turbata dai fantasmi dell’inconscio: un percorso che si può considerare iniziato con la serie Desiderio del Mediterraneo.