Le Campora, olio su tela

Periodo: XX

L’inclinazione di Bruno Rosai per l’arte trova profonde radici nella sua storia familiare: primi esempi dovettero infatti essere il padre Oreste e il nonno Giuseppe, entrambi talentuosi artigiani. Il suo vero maestro fu però lo zio Ottone Rosai, presso cui si formò e a cui rimase legato, in un peculiare rapporto di subordinazione discepolare e bisogno d’indipendenza. La formazione dell’artista si svolse dal 1925 tra i corsi di Nudo all’Accademia di Belle Arti e quelli dell’Istituto d’Arte di Porta Romana di Firenze. Grazie allo zio Ottone Rosai potè conoscere i più importanti personaggi presenti a Firenze in quegli anni: da Ardengo Soffici ad Achille Lega, da Maccari a Morandi. Gli anni ’30 rappresentarono per Bruno Rosai il momento apicale della sua ricerca di indipendenza, e questo processo di crescita implicava una cesura con la poetica e le ideologie apprese dallo zio. In questi anni si iscrisse al Magistero del Disegno e approfondì i suoi studi di matematica e geometria; nel 1939 poté organizzare la prima personale al Lyceum.

Dopo la parentesi bellica, che lo vide occupato come disegnatore presso il Genio Militare di Firenze, la sua maturazione artistica era compiuta e la sua pittura dipendeva da nuovi punti di riferimento: Cézanne, il cubismo, la Francia del postimpressionismo e del divisionismo diventarono infatti inesauribili stimoli per una nuova arte incentrata sulla smaterializzazione delle forme e sul potere costruttivo di luce e atmosfera. Parallelamente, a partire dai primi anni ’40, queste nuove tendenze sperimentali furono in qualche modo frenate dalla messa a punto di nuovi metodi didattici portati avanti nell’Istituto di Belle Arti di Lucca. Con gli anni ’50 e ’60 la sua presenza a eventi espositivi diventò sempre più frequente; in questo periodo ottenne la cattedra di Paesaggio e Tecnologia Pittorica all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Continuò a dividere la sua vita fra pittura e insegnamento, mantenendo anche una cattedra al Liceo Artistico.

Le Campora risale al 1952, quando cioè Bruno Rosai, ormai ampiamente distaccato dallo zio Ottone, guardava con rinnovato interesse soprattutto alla Francia di Cézanne e del divisionismo. Gli anni della guerra, senza dubbio, contribuirono a segnare questo profondo mutamento nel linguaggio di Rosai, che si produsse, proprio a partire dagli anni ’50, in un’incredibile foga creatrice all’interno della quale lentamente maturava una nuova attenzione verso la luce di matrice impressionista, ma che teneva per fermo il riferimento divisionista. Le Campora, con la scelta di un’inquadratura ampia, in cui il solo soggetto è la natura ed il paese che si intravede sullo sfondo, è emblema della nuova essenza della sua pittura, dove ci si arrende alla separazione pulviscolare della luce che definisce e costruisce le forme. Tuttavia Rosai conosce la Francia solo attraverso Firenze e non è difficile riconoscere un retaggio toscano, nel soggetto come nell’impianto compositivo meditato ed equilibrato, che resta il fondo della sua opera.

Bruno Rosai (Firenze, 1912 - 1986)



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