Passato sul mercato antiquario romano con l’attribuzione dubitativa a Cristoforo Munari, il dipinto è stato inserito nel corpus autografo dell’artista da Luigi Salerno, in virtù degli elementi rappresentati presenti in molti altri quadri del Munari, al punto da rientrare nel suo personale e abituale repertorio.
Di avviso contrario è invece la Baldassari secondo la quale il repertorio utilizzato e la materia pittorica non trovano effettivo riscontro né a livello tipologico né a livello compositivo con l’opera di Munari.