Per Federigo Severini, rinomatissimo ingegnere attivo a Pisa e lungo la fascia costiera della Toscana a partire dagli anni Venti del Novecento, l’attività pittorica costituì una sorta di respiro creativo dalle cure professionali, che svolse tuttavia con assidua e pertinente serietà. Formatosi probabilmente come pittore presso Giulio Luperini, Severini intraprese assai precocemente l’esercizio pittorico. Si impegnò nella ricerca di un naturalismo sapido e colto, ricco d’inflessioni post-macchiaiole in senso lato, e che bene esibì in numerose partecipazioni a mostre personali e collettive. Partecipò con assidua costanza ai principali eventi artistici della Pisa protonovecentesca, non mancando di segnare con la sua costante presenza le Sindacali locali, dove si distinse per serie di quadri dai positivi riscontri critici. Come ingegnere, sono da segnalare numerose ville ed edifici pubblici a Viareggio, Carrara e soprattutto a Pisa (il palazzo delle Poste, la facoltà d’Ingegneria, l’Arena del Littorio, il piano regolatore di Tirrenia).
Questo Paesaggio, forse uno dei dipinti più belli di Severini per una laconicità degli strumenti narrativi che muove da una decisa mozione poetica, venne presentato alla Mostra Sindacale Pisana del 1931, come attesta un cartellino apposto sul retro, sebbene con un titolo diverso da quello poi generalmente adottato. In quell’occasione, a stare al catalogo della mostra, non vi fu infatti alcun dipinto severiniano intitolato alla tenuta reale di S. Rossore, ma semmai un Riflessi sullo stagno (Tombolo), che sarà da individuare nel nostro.