Per Federigo Severini, rinomatissimo ingegnere attivo a Pisa e lungo la fascia costiera della Toscana a partire dagli anni Venti del Novecento, l’attività pittorica costituì una sorta di respiro creativo dalle cure professionali, che svolse tuttavia con assidua e pertinente serietà. Formatosi probabilmente come pittore presso Giulio Luperini, Severini intraprese assai precocemente l’esercizio pittorico. Si impegnò nella ricerca di un naturalismo sapido e colto, ricco d’inflessioni post-macchiaiole in senso lato, e che bene esibì in numerose partecipazioni a mostre personali e collettive. Partecipò con assidua costanza ai principali eventi artistici della Pisa protonovecentesca, non mancando di segnare con la sua costante presenza le Sindacali locali, dove si distinse per serie di quadri dai positivi riscontri critici. Come ingegnere, sono da segnalare numerose ville ed edifici pubblici a Viareggio, Carrara e soprattutto a Pisa (il palazzo delle Poste, la facoltà d’Ingegneria, l’Arena del Littorio, il piano regolatore di Tirrenia).
La tavoletta coglie quel brano del viale di Marina (il viale d’Annunzio) all’altezza della curva conosciuta dai Pisani come quella delle ‘Tre Buche’, in località del podere di Bufalotti, nella Tenuta di Coltano. La zona era presto entrata nelle abitudini dei pittori locali, forse per il fascino che le derivava dall’essere come l’antiporta del fitto della Tenuta, ma posta ancora nei pressi della strada principale per Marina, in un luogo dunque assai frequentato.