Gli anni di Romeo. Le promozioni dal 1982 al 1990
Per sedici anni Romeo Anconetani, nel suo ruolo di protagonista del calcio pisano, è stato al centro della vita cittadina.
Dal 17 luglio 1978, quando annunciò la sua entrata in campo del Pisa Sporting Club che arrancava nella palude della serie C, al 14 giugno 1994, allorché la società, retrocedendo dalla serie B, dichiarò fallimento, Romeo Anconetani fece sentire le migliaia di appassionati pisani dello sport calcistico protagonisti di una straordinaria, irripetibile avventura. La squadra venne promossa alle serie B nell’anno stesso del suo arrivo alla guida del Pisa e ascese agli allori della serie A – impresa straordinaria per una città di provincia come la nostra – per ben quattro volte. La squadra nerazzurra fu infatti promossa in serie A nel 1982, nel 1985, nel 1987, nel 1990. Era evidente che questa altalena stava a significare che alle grandi imprese delle promozioni seguivano anni peggiori, cioè retrocessioni alla serie B, ma la capacità di risalire in tempi brevi alla massima serie rappresentò un’avventura esaltante che pose la squadra e l’intera città al centro dell’interesse nazionale. In questi sedici anni approdarono nelle file del Pisa, cioè di una società dai mezzi economici molto modesti, campioni internazionali di assoluto valore che in realtà tali diventarono soltanto ‘dopo’ l’esperienza pisana, a dimostrazione che Romeo Anconetani, con una intuizione quasi paranormale, aveva portato in nerazzurro giocatori ancora anonimi. Tali furono, per citare soltanto alcuni nomi, Dunga (poi nazionale brasiliano), Berggreen (poi nazionale danese), Kieft (poi nazionale olandese), Simeone (poi nazionale argentino).
Grazie alle imprese della squadra di calcio la popolarità di Romeo Anconetani in città dal 1978 al 1994 fu assoluta, dominante. Dopo la prima promozione del Pisa in serie A nel 1982 il quotidiano “La Nazione” calcolò quante volte il suo nome era apparso, in quattro anni, sulla stampa cittadina. Il clamoroso risultato fu il seguente: Anconetani 83 mila volte, il sindaco 12 mila, il rettore 900, l’arcivescovo 500, il prefetto 400.
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