Moulin Rouge, la Goulue, 1891, litografia a colori
Nel 1891 il proprietario del Moulin Rouge commissiona a Toulouse Lautrec un manifesto per pubblicizzare gli scatenati spettacoli della vedette del momento: Louise Weber, detta la Goulue.
Lautrec dimostra un approccio rivoluzionario nei confronti dello spazio visivo, comprendendo l’esigenza di imporre un taglio compositivo di immediata lettura da parte dell’osservatore, in questo caso incarnato dai passanti che transitavano nelle vie parigine.
In primo piano, è posta la sagoma dinoccolata di Valentin Le Désossé, compagno di danza della Goulue, caratterizzata da una tinta monocroma scura, resa soffusa dalla tecnica a spruzzo, in cui il colore viene spruzzato con l’ausilio di uno spazzolino. La sua funzione, nonostante si trovi in primo piano, è quella di guidare lo sguardo verso la vera protagonista del manifesto, la ballerina piroettante che si trova in secondo piano.
La Goulue attira lo sguardo su di sé non solo per la sua posa acrobatica, ma anche per la macchia bianca delle sue sottane in risalto cromatico rispetto a Valentin e alla cornice scura degli spettatori retrostanti.
Lautrec era stato suggestionato, in questa scelta compositiva dallo studio attento delle stampe giapponesi, basate sulla prospettiva dall’alto e sulla profondità spaziale non illusionistica, ma costruita attorno ai personaggi.
Geniale l’idea di replicare per ben tre volte la scritta del locale, come a creare un‘insegna intermittente che ipnotizza l’osservatore.
Era il primo manifesto di Lautrec, era nato il primo pubblicitario moderno.
Yvette Guilbert, Primo Album, 1894 e Secondo Album, 1898
Quando Henri Toulouse Lautrec inizia l’album dedicato a Yvette Guilbert, celebrità dei principali cabaret di fine ‘800, abbandona ogni intenzione accademica, per condensare in pochi efficaci tratti l’espressione del corpo o del volto nella sua essenza.
Fin dalla copertina, l’artista sceglie di omaggiare Yvette rappresentandola tramite il suo elemento identificativo, che assume la valenza di un logo, dei lunghi guanti neri che indossava abitualmente durante i suoi spettacoli.
La resa sempre più concisa della figura, spogliata di ogni artificio descrittivo, lo conduce verso un segno raffinato, ritmato e spontaneo.
Yvette Guilbert non è adulata dalla scrittura sintetica del segno litografico, ma è esposta nella sua più intima nudità: Lautrec spoglia il personaggio che ritrae di ridondanze mimiche, pose costruite, per restituirlo senza filtri.
In alcune stampe Lautrec indugia sull’aspetto longilineo della donna, valorizzando la carica emotiva dell’attimo vissuto sul palcoscenico con la morbidezza del colore steso a spruzzo, in altre accresce l’intensità comunicativa congelando il volto in espressioni esasperate fino alla caricatura, memore delle maschere del teatro kabuki scoperte nelle stampe giapponesi, o tingendolo di chiaroscuri decisi per restituire la suggestione dell’ambiente teatrale illuminato dalle prime luci elettriche.
Quale migliore omaggio di questo ritratto sincero e non artefatto, per immortalare magistralmente un’istantanea di vita.
© Pierre Bonnar, Kees van Dongen
© Toulouse-Lautrec Museum , Albi, Tarn, France