DISEGNARE SOGNI. Il CINEMA DI SILVANO CAMPEGGI

Nel 1949, sulle mura dei palazzi ancora distrutti dai bombardamenti, iniziarono ad apparire i manifesti di “Via col vento”, che usciva in Italia dieci anni dopo il lancio a Hollywood:

in quei manifesti, il bacio che Rhett Butler (Clark Gable) rubava a un’abbandonata Rossella o’Hara (Vivien Leigh) accendeva la passione dello stesso colore di cui bruciava la città in guerra, sullo sfondo. L’amore resisteva alla distruzione, dava speranza: “dopotutto, domani è un altro giorno”; ben lo sapeva Silvano Campeggi, che aveva disegnato quel cartellone e che interpretò al meglio il desiderio degli italiani di trovare nel cinema di Hollywood un terreno di evasione dove coltivare sogni e la voglia di ripartire.
A Silvano “Nano” Campeggi (1923-2018), uno dei più importanti cartellonisti italiani, Palazzo Blu dedicò una mostra molto ricca nel 2017: da “Casablanca” a “Cantando sotto la pioggia”, da “Ben Hur” a “West Side Story” Nano aveva trovato il modo di restituire l’immaginario promesso da un film, con pochi, folgoranti segni e un uso audace di colore e ritratto: «bastava mezza faccia, bastava una mano per raccontare un film»; e, spesso, per decretarne il successo.
Capace come pochi di appropriarsi del carisma dei volti, nel 1957 Nano fu chiamato a Hollywood per fare un ritratto a Marilyn Monroe. Era un episodio che amava raccontare: «Inizio a dipingerla. Silenzio assoluto. Entro in sintonia. Il cuore mi batte. Anche lei partecipa [...] chi posa deve partecipare, dare l’anima, un attimo, una scintilla… Ecco, il foglio si è riempito del fascino che la diva emana. Sono elettrizzato, ho finito. Sento un coro di “very, very good”»

Biografia

Silvano Campeggi (Firenze, 1923-2018) è stato uno dei più importanti cartellonisti italiani. La mostra “Disegnare sogni. Il Cinema di Silvano Campeggi (1946-1969)” che Palazzo Blu ha dedicato al maestro nel 2017 - ricca di bozzetti originali, ritratti e documentazione fotografica - è stata una delle ultime ad avere l’onore della sua partecipazione.
Avvicinatosi al mondo della grafica grazie al lavoro del padre, tipografo, si forma a contatto con Ottone Rosai alla Scuola d’Arte di Porta Romana. Dopo un soggiorno a Milano, Campeggi torna a Firenze nel 1944, dove viene ingaggiato dalla Croce Rossa Americana per ritrarre i soldati in via di congedo. Spostatosi a Roma, mette a frutto le abilità acquisite iniziando a lavorare per una società che produce manifesti pubblicitari di film. Notato con il manifesto di “Aquila Nera” (1946), che ottiene grande successo, “Nano” (così si firma e si fa chiamare) viene conteso dalle più importanti case cinematografiche americane. Nell’arco di una carriera ventennale produce circa tremila manifesti, molti dei quali hanno fatto la storia della cartellonistica italiana.