Giorgio de Chirico. Torino, la città del destino


Sulla strada che lo porta a Parigi nel luglio del 1911 De Chirico si ferma, per un paio di giorni, a Torino, la città dove ha vissuto il suo mentore Nietzsche. Pieno di ammirazione per le parole del filosofo, che ha descritto la città come “il luogo del destino”, l’artista rimane affascinato dalla dolce malinconia delle piazze assolate e dalla suggestiva poesia della architettura sabauda.

La Torre del Silenzio (1937) restituisce, trasfigurata, la struttura verticale della Mole Antonelliana: un edificio che aveva molto colpito Nietzsche, che l’aveva ribattezzata Ecce Homo e che di essa scriveva: “non rammenta niente di simile eccetto il mio Zarathustra (...) mentalmente, l’ho circondata di un enorme spazio libero”.
La torre dechirichiana si affaccia su uno spazio disabitato, dal color oro del deserto. Sulla destra, dall’ombra di un alto edificio, pare allungarsi una presenza filiforme, che contempla l’aspetto metafisico e spettrale dell’architettura: “un’opera d’arte veramente immortale non può nascere che da una rivelazione”, scriverà De Chirico.
Nello stesso anno in cui nasce De Chirico, il 1888, Antonelli termina la Mole e Nietzsche, prima di cadere nel baratro della follia, l’autobiografia Ecce Homo. È un segno del destino, e un passaggio di consegne.