Figlio del celebre pittore Michele, la carriera di Eduardo Gordigiani venne indirizzata verso le armi con la frequentazione al Collegio Militare di Firenze; ma già nel 1883 Eduardo l’abbandonò per iscriversi all’Accademia di Belle Arti. La sua formazione fu completata da vari soggiorni a Parigi. Il contatto diretto con la pittura francese del tempo contribuì in modo fondamentale ad indirizzare la sua pittura verso un elaborato utilizzo del colore e l’uso della tecnica divisionista. Nel 1888 espose le sue prime opere alla Società di Belle Arti di Firenze, ma non ottenne molti consensi. Alla metà degli anni Novanta Eduardo visse per circa tre anni in America e in questo perido il pittore incontrò finalmente il gradimento di pubblico e critica.
Dopo il ritorno in Italia, abitò a Roma, Settignano, Castiglioncello e, dal 1906 e il 1915, a Pisa. Eduardo Gordigiani conservò sempre una posizione distaccata e solitaria, ad eccezione della partecipazione con il gruppo “Giovane Etruria” alla Secessione di Roma del 1914, dove espose per la prima volta due nature morte, genere a cui negli anni successivi diede una forte impronta personale svincolando le immagini da un eccessivo realismo. Nel 1915 tornò a vivere a Firenze e partecipò assiduamente ai principali eventi artistici toscani, ma dovette aspettare il 1937 per ottenere i primi concreti riconoscimenti pubblici.
Se la matrice cézanniana appare evidente nella costruzione di questa Natura morta, come del resto nelle altre due di Eduardo Gordigiani presenti in Collezione, si nota anche quella ricerca luministica propria del pittore che ha modo di manifestarsi anche in questi soggetti e che diviene sua peculiare cifra stilistica. Alla costruzione solida e misurata, si contrappongono l’irrazionale guizzare dei fiori e l’intersecazione dei piani che costruiscono cubature leggere e quasi sfrangiate. Il taglio della tela, col piano del tavolo su cui poggiano gli oggetti che divide in due la composizione, è sostanzialmente analogo nelle tre opere. Questi esemplari diventano quindi il simbolo adatto a dimostrare la tensione presente in Gordigiani tra i principi tradizionali della cultura toscana ottocentesca e le nuove ricerche, specialmente impressioniste.