Giuseppe Bartolini esordisce come pittore alla fine degli anni Cinquanta. Ha tenuto personali in varie città italiane e straniere ed ha partecipato a numerose collettive di pittura e di grafica in Italia e all’estero, vincendo numerosi premi. Nel metodo di lavoro di Bartolini assume un ruolo fondamentale la fotografia, punto di partenza imprescendibile dei suoi dipinti, la cui essenza si concretizza poi in termini pittorici, con tocchi minuti e calcolati. Nel corso degli anni Settanta abbandona quasi del tutto la figura umana per dedicarsi alle vedute, principalmente attinte al familiare ambiente del territorio pisano.
Come sottolineato da Emilio Tolaini, “Bartolini assume a ritratto perenne della sua città d’adozione l’Orto botanico col suo sfondo di monumenti”, perché “l’immagine urbana che giunge a costruire con questi elementi rigorosamente reali diviene contestualmente simbolica”. “I cieli sono grandi cieli sereni, o appena percorsi da nubi leggere, non d’alba né di tramonto, meridiani, pervasi da una luce fissa, senza tempo, che cala sopra una muraglia d’alberi definendone le forme continuamente indagate, che a volte sono nette, fermissime, a volte sfrangiate, gonfie e accavallate come nuvole”. Nel 2005 l’opera è stata esposta alla mostra Pisa con occhi Pisani.