Introduzione alla mostra


Nel 2019 Palazzo Blu ha dedicato una grande mostra al Futurismo, il movimento d’avanguardia più originale e longevo del Novecento.

Fondato dal poeta e letterato Filippo Tommaso Marinetti, il Futurismo ha investito, attraverso un progetto di riforma totale, ogni aspetto della vita.
La mostra, prendendo spunto dai più incisivi manifesti teorici sulle arti visive, ha ricostruito l’universo creativo dei maggiori protagonisti lungo tre decenni.
Dagli esordi in seno al divisionismo dei cinque padri fondatori, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini e Giacomo Balla, la rassegna si è snodata, nelle sale successive, sotto il segno del dinamismo, della velocità, e della simultaneità.
Proseguendo nel percorso, il mito della città del futuro si è materializzato nei progetti dell’architetto Antonio Sant’Elia. Le parole in libertà di Marinetti, e compagni, ci hanno trasportato, invece, nel flusso vitalista della realtà di quegli anni. Muscolare, aggressivo, bellicista, il linguaggio futurista sfocerà nell’esaltazione della posizione interventista.
Dalla convergenza di ricerche tra Balla e Fortunato Depero, è nato il progetto di impollinazione della vita quotidiana, ben rappresentato dalle loro incursioni nel teatro, nelle arti decorative e nella grafica pubblicitaria.
Dopo il focus sull’arte meccanica, espressione di una nuova cultura europea postbellica, la rassegna si è chiusa con la stagione dell’aeropittura. Un’emozionante trascrizione visiva dell’esperienza fisica, mentale e spirituale del volo, vissuta collettivamente da un folto gruppo di artisti.
L’esperienza futurista troverà riscontri evidenti, dalla seconda metà del secolo, nei grandi innovatori dell’arte contemporanea italiana.


Biografia

Fondato dal poeta e letterato Filippo Tommaso Marinetti, con il famoso Manifesto, uscito su “Le Figaro” il 20 febbraio 1909, il Futurismo è stato il movimento d’avanguardia che ha prodotto il maggior numero di manifesti teorici. La mostra di Palazzo Blu, attraverso più di cento opere, ha presentato un percorso in dieci sezioni, intitolate ad alcuni dei manifesti più incisivi sulle arti visive. Primi firmatari del Manifesto dei pittori futuristi (1910), sono Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini e Giacomo Balla. Nel manifesto si pongono le basi della pittura futurista, specchio della vita contemporanea. Nel secondo manifesto tecnico, dello stesso anno, si confermano ancor di più le linee guida, ispirate al dinamismo universale. Con il Manifesto tecnico della scultura futurista (1912), Boccioni, rinnegando i codici tradizionali della scultura, teorizza, invece, la scultura d’ambiente. Nel Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912), Marinetti dà corpo al “paroliberismo”, per esprimere il ritmo della vita moderna. Antonio Sant’Elia, nel Manifesto dell’architettura futurista (1914), immagina la città del futuro. Nello stesso anno, Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo e Ugo Piatti, ferventi interventisti, pubblicano la Sintesi futurista della guerra. Con il manifesto Ricostruzione futurista dell’universo (1915), Balla e Fortunato Depero oltrepassando i rigidi confini delle arti tradizionali, si dedicano anche al teatro, alla grafica pubblicitaria e alle arti decorative. Il Manifesto dell’arte meccanica futurista (1922), firmato da Enrico Prampolini, Ivo Pannaggi, Vinicio Paladini, è un inno al macchinismo del mondo industriale postbellico. L’esperienza del volo in aeroplano, porta nel 1931 al Manifesto dell’aeropittura, firmato da Balla, Benedetta Cappa Marinetti, Depero, Gerardo Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Mino Somenzi, Tato.